Salute, una bocca sana riduce problemi di pressione alta
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ROMA, 14 mar. - Secondo un recente report, chi cura la bocca cura anche il cuore. La cura della parodontite riduce infatti di 11 punti la pressione alta ed è più efficace di una dieta povera di sale.
A indicarlo è un report pubblicato dalla Società italiana di parodontologia e implantologia (SIdP), e dalla Società italiana di ipertensione arteriosa (Siia), presentato al congresso nazionale SIdP. La parodontite - spiegano gli esperti - si associa a un rischio più elevato di pressione alta, correlazione provata da tempo da un numero crescente di studi e ancora poco nota a medici e pazienti. Dunque la cura parodontale migliora il controllo dell'ipertensione in modo più efficace di una dieta iposodica che resta comunque fondamentale in aggiunta a una terapia farmacologica.
Coronavirus, in calo contagi (-10,1%) e decessi (-5,3%)
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ROMA, 14 mar. – In base agli ultimi dati della Fondazione GIMBE, nella settimana 3-9 marzo 2023, rispetto alla precedente, si rileva una diminuzione di nuovi casi (23.963 vs 26.658) e dei decessi (216 vs 228).
In calo anche le persone in isolamento domiciliare (141.005 vs 144.636), i ricoveri con sintomi (2.962 vs 3.297) e le terapie intensive (104 vs 137).
Salute, Fondazione Cuore: 'Troppe morti per mancato controllo del colesterolo'
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ROMA, 13 mar. - Secondo gli ultimi dati in Italia su 100 decessi per patologie cardiovascolari almeno 20 imputabili a ipercolesterolemia.
"L'ipercolesterolemia non è ancora percepita come un reale problema cardiovascolare importante" spiega Cristina Meneghin, responsabile comunicazione scientifica Fondazione italiana per il Cuore.
Coronavirus, con Omicron molti meno rischi a lungo termine
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MILANO, 12 mar. - Soffrire di Long Covid è "molto meno probabile" dopo avere contratto un'infezione da variante Omicron di Sars-CoV-2, che dopo un contagio da coronavirus pandemico nella sua versione originale.
E' la conclusione di uno studio svizzero condotto su oltre mille operatori sanitari, che sarà presentato al Congresso della Società europea di microbiologia clinica e malattie infettive (Eccmid 2023, 15-18 aprile, Copenaghen - Danimarca) da Carol Strahm della Divisione di Malattie infettive ed Epidemiologia ospedaliera dell'Ospedale cantonale di San Gallo.
Ricerca, uso quotidiano della cannabis aumenta il rischio di malattie coronariche
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STANFORD, 11 mar. – Una recente ricerca per verificare la correlazione fra l'utilizzo di marijuana e le conseguenze cardiovascolari dimostra che il consumo quotidiano aumenta del 34% la probabilità di coronaropatie negli anni successivi.
L'impiego più sporadico, mensile o settimanale, lo accresce in maniera non significativa ma l'indagine, appena presentata durante il convegno annuale dell'American College of Cardiology a New Orleans, è l'ennesima a mettere in guardia contro i pericoli cardiovascolari delle sostanze d'abuso perché come sottolineano i cardiologi della Società Italiana di Cardiologia "Le droghe, di qualsiasi natura, sono state più volte associate a conseguenze cardiovascolari serie: questi dati mostrano che anche una sostanza ritenuta a torto 'leggera' può comportare un maggior rischio di coronaropatie e, nel tempo, contribuire alla comparsa di eventi come l'infarto o l'ictus".
Ricerca, il Coronavirus moltiplica il rischio di disturbi gastrointestinali
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ROMA, 10 mar. - Ammalarsi di Covid-19 moltiplica il rischio di sviluppare disturbi gastrointestinali entro un anno dall'infezione.
Tra chi ha avuto Covid, rispetto a chi non è mai stato contagiato da Sars-CoV-2, la probabilità di soffrire a lungo termine di problemi a stomaco e intestino aumenta del 36% in generale. Si va da un rischio del 35% maggiore di reflusso gastroesofageo a una probabilità del 62% superiore di ulcere gastriche o dell'intestino tenue, passando per mal di stomaco (+36%), pancreatite acuta (+46%), infiammazione gastrica (+47%), sindrome dell'intestino irritabile (+54%). A fare i conti è un team americano in un maxi-studio pubblicato su 'Nature Communications'. Gli autori stimano che, ad oggi, Covid-19 abbia contribuito a oltre 6 milioni di nuovi casi di disturbi gastrointestinali negli Usa e a 42 milioni in tutto il mondo.
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