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Linfomi non-Hodgkin, importanti novitĂ  dalla ricerca Roche

Ricerca4MILANO, 19 giu. – Durante il recente Congresso della Società Europea di Ematologia (EHA) per quanto riguarda il trattamento dei linfomi non-Hodgkin Roche ha annunciato nuovi dati relativi all'utilizzo degli anticorpi monoclonali bispecifici mosunetuzumab e glofitamab e dell'anticorpo farmaco-coniugato (ADC) anti-CD79b polatuzumab vedotin.

Il Congresso della Società Europea di Ematologia (EHA), apertosi il 9 giugno, si èconcluso il 17, in modalità virtuale.

Sono circa 500.000 le persone in tutto il mondo cui viene diagnosticato ogni anno il linfoma non-Hodgkin: le opzioni di trattamento – spiegano da Roche – sono attualmente limitate e sono ancora molto comuni la refrattarietà alle terapie esistenti e le ricadute dopo il trattamento1. Il linfoma follicolare rappresenta il linfoma non-Hodgkin più frequente tra quelli indolenti, ma nonostante l'andamento lento rimane impossibile da guarire. Ne deriva l'importanza della ricerca scientifica per i pazienti con questa patologia oncoematologica.

"Gli studi clinici condotti finora – ha commentato Antonio Pinto, direttore del Dipartimento di Ematologia Oncologica e Trapianto dell'Istituto Nazionale Tumori, Fondazione Pascale, IRCCS, di Napoli e coordinatore dello Studio URBAN – infondono grande fiducia nelle nuove opzioni di trattamento per i linfomi non-Hodgkin, ed in particolare per il linfoma follicolare. In questo senso, lo studio URBAN, che rappresenta a livello mondiale il primo trial di real-life volto a valutare l'efficacia della combinazione obinutuzumab-chemioterapia per il trattamento di prima linea del linfoma follicolare, conferma gli alti tassi di efficacia e l'ottimo profilo di sicurezza di questa combinazione. Positivi anche i dati dello studio GAZELLE che confermano la sicurezza di obinutuzumab, offrendo, inoltre, evidenze sulla possibilità di somministrare il trattamento, a partire dal secondo ciclo di terapia, in soli 90 minuti di infusione, invece delle oltre 3 ore attualmente richieste, con un miglioramento significativo nella qualità del percorso e dell'esperienza di cura del paziente, senza rischi per la sicurezza".

GAZELLE è uno studio clinico di fase IV prospettico, in aperto, multicentrico e a singolo cieco, che ha valutato la sicurezza di obinutuzumab somministrato a pazienti con linfoma follicolare2. Lo studio non interventistico URBAN3 ha avuto invece l'obiettivo di valutare l'efficacia e la sicurezza del trattamento con obinutuzumab-chemioterapia nella pratica clinica di pazienti con linfoma follicolare avanzato in prima linea.

(askanews)


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