Autismo, in Italia 80mila casi. La pandemia stravolge la routine di chi ne soffre
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- Creato 04 Aprile 2021
- Pubblicato 04 Aprile 2021
ROMA, 04 apr. – La pandemia e le relative restrizioni hanno creato situazioni molto difficili per le circa 80mila persone con autismo in Italia; 270 mila con diagnosi di Disturbi dello Spettro Autistico.
L'autismo è una condizione complessa che impatta sulle doti comunicative e sulle abilità sociali, soprattutto dei più piccoli.
Una delle figure 'chiave' in questa fase è il logopedista, importante nell'accompagnare il bambino a una interazione con il mondo e in grado di aiutare a stimolare abilità – come comunicare, comprendere, parlare, leggere e scrivere – fondamentali nel vivere socio-relazionale e scolastico. Inoltre il Logopedista ha svolto un ruolo importante nel sostenere le famiglie per far comprendere ai loro piccoli pazienti i cambiamenti nella routine quotidiana e nelle regole sociali. Infine è stato chiamato ad adattare il proprio intervento alle restrizioni dovute alla pandemia.
Per alcuni pazienti, in specifici periodi, è stato necessario attivare forme di tele-riabilitazione, particolarmente difficili da gestire in persone con disturbo dello spettro dell'autismo, data la complessità di questa condizione, che oltre alle ridotte abilità sociali può comportare difficoltà di attenzione e problemi comportamentali. Un vero 'stravolgimento', che è stato affrontato sempre insieme alle altre figure professionali coinvolte: il neuropsichiatra infantile, lo psicologo, il terapista della neuropsicomotricità , il terapista occupazionale, il fisioterapista, il nutrizionista.
In occasione della giornata mondiale svoltasi il 2 aprile la Federazione dei Logopedisti ha fatto il punto in un incontro aperto al pubblico sul proprio canale YouTube (raggiungibile e rivedibile dal sito www.fli.it)
"A causa della pandemia la persona con autismo si è trovata catapultata in un mondo nuovo, in cui sono improvvisamente cambiate le modalità interattive – spiega Sara Isoli, docente di logopedia all'Università di Verona e Padova, specialista al Centro Regionale per i Disturbi dello Spettro dell'Autismo dell'Azienda Ospedaliera Integrata di Verona -. Pensiamo anche solo al contatto fisico, o alla necessità di interagire con persone che indossano mascherine, privando il paziente di un importante canale comunicativo come quello dato dalla lettura labiale e dalla mimica della metà inferiore del volto. Inoltre a modificarsi sono state anche le routine quotidiane: apertura e chiusura di scuole; delimitazioni specifiche di spazi a cui il bambino con autismo, prima abituato ad avere comodo ingresso, li trova improvvisamente negati e inaccessibili; interruzioni delle terapie e degli sport; lunghi periodi di isolamento domestico".
(askanews)
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