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‘Save Galvagnina’ per il recupero della villa gonzaghesca di Moglia: iI progetto nato su Facebook, punta al crowdfunding
MANTOVA, 5 lug. – Sicuramente poco conosciuta agli stessi mantovani e con una tortuosa storia avvolta da un alone di mistero, la Villa Galvagnina sta tornando ad essere al centro dell'attenzione per un suo possibile recupero.
Un'impresa sicuramente ardua, visto lo stato precario in cui versa dopo decenni di chiusura e abbandono, aggravato dai colpi inferti dal sisma del 2012, che un gruppo di volontari ha deciso di affrontare cercando di catalizzare l'interesse generale per salvare questo gioiello architettonico che rappresenta una pagina importante, anche se misconosciuta, della storia dei Gonzaga e del territorio mantovano.
Nata con la semplice apertura di una pagina Facebook, l'Associazione Culturale Save Galvagnina, in poco più di tre mesi ha conquistato un'eccezionale seguito di contatti e interesse addirittura in campo internazionale creando anche le condizioni per una nuova presa di coscienza del valore artistico della Villa da parte delle istituzioni.
La storia di come è nata e quali sono gli obiettivi di questa iniziativa sono stati al centro dell'incontro svoltosi ieri sera alla Madonna della Vittoria nell'ambito della rassegna "Voci Cultura Mantovana", introdotto dal presidente dall'Associazione Amici di Palazzo Te Italo Scaietta e dal sindaco di Moglia Simona Maretti.
A raccontare i rapidi passi compiuti dall'associazione Save Galvagnina sono stati il presidente Fausto Corini, a partire dagli iniziali contatti Facebook del 16 marzo per approdare al primo ingresso in villa del 19 giugno, insieme al vice presidente Andrea Moretti che ha evidenziato la necessità di riscoprire il pregio dell'edificio gonzaghesco e di recuperarlo per farne il fulcro di un rilancio turistico del basso mantovano e anche dell'ampia area di influenza storica dei Gonzaga.
La storia della Villa Galvagnina Vecchia è stata oggetto dell'analisi presentata dall'architetto Nelso Galandini: un percorso che risale alla prima proprietà trecentesca dei Corradi di Gonzaga per passare nelle mani dei Gonzaga, per la cessione alla famiglia di Carlo Galvagni, l'abbandono durato fino all'acquisto da parte del Comune di Mantova nel 1967 (sindaco Grigato) per 3,5 milioni di lire.
L'aspetto più immediatamente affascinante è rappresentato dalla ricchezza di affreschi di epoca tardo cinquecentesca che richiamano sicuramente l'influenza di Giulio Romano: un patrimonio di straordinario interesse che dovrà essere accuratamente indagato così come la stratificazione di affreschi di epoche antecedenti che si è rivelata in alcune pareti.
L'architetto Galandini ha elencato le fasi in cui si potrà sviluppare il progetto attraverso la costituzione di un centro di coordinamento, la creazione di un comparto attrezzato per le attività di promozione dell'insieme ricchissimo di edifici storici della zona, gonzagheschi, matildici e asburgici, l'istituzione di una specifica fondazione e la diffusione di un modello culturale non conservativo che coinvolga pubblico e privato.
Particolarmente interessante si è rivelata l'analisi degli aspetti architettonici e progettuali presentata dall'ingegnere Stefano Bocchi che ha effettuato una dettagliata ricerca sulla connotazione storica della Galvagnina e sugli elementi strutturali dell'edificio che rispecchiano i canoni di grandi maestri come Leon Battista Alberti e un pregevolissimo livello artistico.
Lo scoglio più arduo da affrontare, ovviamente, è quello economico con una previsione di un costo di 3,2 milioni di euro solamente per la messa in sicurezza e per rendere l'edificio fruibile agli studiosi in vista delle fasi successive.
L'associazione Save Galvagnina ne è ben conscia e ha scelto la strada del finanziamento collettivo attraverso il web. Una strategia illustrata da Paolo De Angelis che ha spiegato come si cercherà di recuperare le risorse tramite il crowdfunding, utilizzando la visibilità mondiale della piattaforma internet della società The Funding Spirit.
All'incontro ha partecipato anche Stefano Benetti, direttore dei Musei Civici Mantovani confermando l'interesse del Comune di Mantova, che è proprietario della Galvagnina, espresso recentemente dal sindaco Mattia Palazzi annunciando l'intenzione di cercare bandi appropriati per un'iniziativa che, oltre al recupero del bene, apre prospettive verso un campo di sperimentazione che può essere un modello.
Qualcosa, anzi molto, si sta muovendo, dunque, grazie alla sollecitazione dal basso che l'Associazione Save Galvagnina ha saputo alimentare utilizzando le straordinarie potenzialità di comunicazione di Facebook che, almeno in casi del genere, si dimostra uno strumento utile e positivo.
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