Mantova, patologie della tiroide in aumento: 2mila visite nei primi mesi dell'anno
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- Creato 26 Maggio 2015
- Pubblicato 26 Maggio 2015
MANTOVA, 26 mag. - Negli ultimi anni il numero di pazienti con patologie della tiroide è progressivamente aumentato. All'ospedale di Mantova si sono registrate 2.000 visite nei primi mesi del 2015, 500 in più rispetto allo stesso periodo del 2014. L'incremento più significativo si è verificato il 2011 ed il 2012, con un raddoppio delle visite in questo settore: da 2000 a circa 4000.
Il dato va di pari passo con il raddoppio dell'attività ambulatoriale endocrinologica, il 90 per cento della quale è relativa all'ambito tiroideo. Gli ambulatori si svolgono il lunedì (mattina), martedì (mattina e pomeriggio), mercoledì (mattina e pomeriggio) e giovedì (mattina e pomeriggio) per un totale di circa 100 accessi settimanali.
La struttura Medicina generale di Mantova, diretta da Rino Frizzelli, impiega molte risorse per soddisfare la crescente istanza di cura per le malattie tiroidee proveniente da un utenza sempre più attenta e informata sui problemi di questa importante ghiandola endocrina. Massimo Garofano è responsabile dell'équipe dedicata, composta dagli specialisti Gherardo Mazziotti, Roberto Olivetti, Matteo Baracca e Barbara Presciuttini. Dal 18 al 25 maggio si è svolta la settimana mondiale della tiroide (www.settimanamondialedellatiroide.it), istituita dal compianto Aldo Pinchera, maestro de gli endocrinologi italiani, con la finalità di sensibilizzare le persone e richiamarle all'importanza della prevenzione.
L'aumento dei casi è dovuto innanzitutto al miglioramento delle capacità diagnostiche. L'ambiente svolge un ruolo altrettanto importante nel determinare lo sviluppo di queste malattie. La tiroide è sicuramente tra tutti gli organi quello più esposto al danno 'radioattivo' in quanto possiede la capacità di catturare e trattenere gli atomi 'radioattivi' e quindi subirne le conseguenze. L'impatto più rilevante, tra le cause ambientali di malattie tiroidee, è dato però dalla carenza di iodio. Gli endocrinologi consigliano di utilizzare regolarmente il sale iodato, reperibile in salumeria o al supermercato, per il normale condimento dei cibi e, in alcune condizioni quali la gravidanza, ricorrere ad integrazioni con preparati a base di iodio a quantità 'nota'.
Lo iodio è l'elemento essenziale per la sintesi degli ormoni tiroidei. La sua carenza induce una sofferenza funzionale della ghiandola tiroidea che aumenta le sue dimensioni nel tentativo di compensare la mancanza di tale elemento fino a portare alla comparsa del gozzo. L'utilizzo del sale iodato ha portato a un drastica riduzione dell'incidenza dell'ipotiroidismo congenito da carenza iodica (cosiddetto 'cretinismo endemico' per le sue drammatiche conseguenze sullo sviluppo neurologico del bambino), ma rimane ancora alta la prevalenza di gozzo nella popolazione generale in relazione alla persistenza di una moderata e lieve carenza iodica (nonostante l'utilizzo del sale iodato) e soprattutto in relazione alla lunga storia naturale del gozzo. Lalegge 55/2005 non impone ma raccomanda l'utilizzo del sale iodato e pertanto, ancora oggi, possiamo trovare nei nostri negozi sia il sale iodato che quello non supplementato. E' possibile sostituire l'utilizzo del sale iodato con soggiorni più o meno lunghi in zone costiere, ma purtroppo questa misura non è efficace in quanto oggi, come ieri, la carenza iodica è presente su tutto il territorio nazionale.
Basta il semplice e rapido dosaggio di un ormone, il TSH (Thyroid Stimulating Hormon), per definire nella maggioranza dei casi la presenza o meno di una disfunzione tiroidea. Ancora più immediata l'ecografia, esame privo di effetti dannosi e di rapida effettuazione che studia la forma della ghiandola, consentendo di valutare l'esistenza di alterazioni del volume (aumentate=gozzo, ridotte=atrofia) e l'eventuale presenza di noduli. Proprio i noduli costituiscono l'elemento diagnostico di maggiore preoccupazione in quanto, in circa il 3-5 per cento dei casi, un nodulo può significare la presenza di un tumore e ciò, nonostante l'elevatissima percentuale di guarigione del cancro della tiroide, rappresenta un momento diagnostico molto delicato sia per i pazienti che per gli endocrinologi.
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