Ricerca italiana, ossa a rischio per le nanoplastiche
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- Creato 04 Novembre 2023
- Pubblicato 04 Novembre 2023
ROMA, 04 nov. - Nanoplastiche pericolose per le ossa: alterano il delicato equilibrio e la relazione tra le cellule che popolano il microambiente osseo, un'attivitĂ che potrebbe causare una maggiore suscettibilitĂ a sviluppare malattie legate all'impoverimento dell'osso.
E' la conclusione di uno studio italiano pubblicato su 'Science Direct - Journal of Hazardous Materials', frutto di una collaborazione tra Lavinia Casati, ricercatore di Patologia generale presso il Dipartimento di Scienze della salute dell'universitĂ Statale di Milano, il Laboratorio di Patologia generale coordinato da Raffaella Chiaramonte, docente di Patologia generale UniMi, e altri gruppi di fra cui il team di Marco Parolini, docente di Ecologia del Dipartimento di Scienze e Politiche ambientali, gli scienziati del Dipartimento di Biotecnologie mediche e Medicina traslazionale della Statale milanese e dell'universitĂ di Parma.
La plastica - ricordano dall'ateneo meneghino - è il materiale che maggiormente caratterizza la nostra epoca. La gestione errata del rifiuto plastico ha determinato infatti un accumulo massivo di oggetti plastici nell'ambiente, che, a seguito della degradazione e della frammentazione associate a processi chimici, fisici e biologici, originano micro e nanoplastiche. Queste ultime rappresentano una delle più recenti categorie di contaminanti emergenti, la cui distribuzione in ambiente e i cui effetti sugli esseri viventi sono largamente sconosciuti.
"Ad oggi esistono pochi studi inerenti agli effetti indotti dall'esposizione alle nanoplastiche su modelli ecotossicologici e ancora meno studi sull'uomo", spiega Casati, ultimo autore e corresponding author della ricerca. Da qui il lavoro che "ci ha permesso di descrivere l'azione di questi contaminanti sull'osso, usando un modello in vitro che potesse fornirci una visione ad ampio spettro".
Per scattare una fotografia del microambiente osseo - dettaglia una nota - gli scienziati si sono concentrati sulle tre principali tipologie cellulari coinvolte nel mantenimento della massa ossea: i precursori degli osteoblasti, ossia le cellule che depongono l'osso; gli osteociti, considerati i controllori del processo di rimodellamento osseo; i precursori degli osteoclasti, cioè le cellule che degradano l'osso.
I ricercatori hanno esposto queste cellule in coltura a nanoplastiche fluorescenti di dimensioni pari a 50 nanometri, verificandone l'effettivo ingresso nella cellula e la loro localizzazione, attraverso tecniche di imaging e citofluorimetria. Le nanoplastiche sono risultate in grado di entrare nelle cellule in modo sia attivo sia passivo, e di localizzarsi a livello citoplasmatico. Sono stati poi valutati gli aspetti tossicologici, medianti saggi enzimatici e colorimetrici e parametri funzionali. Si è così osservato che le nanoplastiche riducono la vitalità delle cellule, ne aumentano la morte e inducono la formazione di radicali liberi. A livello funzionale, inoltre, le nanoplastiche alterano la capacità migratoria degli osteoblasti e potenziano il riassorbimento indotto dagli osteoclasti. Per descrivere al meglio anche l'effetto delle nanoplastiche a livello molecolare, infine, è stato analizzato l'impatto sull'espressione di geni coinvolti nel mantenimento della massa ossea. Gli autori hanno evidenziato un coinvolgimento di geni relativi all'innesco di processi infiammatori nei precursori degli osteoblasti e negli osteociti, e un'induzione dei geni coinvolti nei processi differenziativi degli osteoclasti.
(adnKronos)
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