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Fibrillazione atriale, il 50% degli anziani escluso da rischi grazie a terapia anticoagulante

Medico Cardiologo2ROMA, 06 nov. – "L'insufficienza cardiaca e la fibrillazione atriale e rappresentano i principali problemi di salute soprattutto nei soggetti anziani" spiega il prof. Francesco Vetta Direttore UnitĂ  Operativa Complessa di Cardiologia e Aritmologia, IDI-IRCSS.

"La fibrillazione atriale tenderĂ  quasi a raddoppiare entro il 2050. Ma il dato di maggior preoccupazione riguarda la popolazione anziana, con una prevalenza superiore al 15% nei soggetti con etĂ  sopra gli 85 anni" precisa Vetta.

"Il rischio maggiore della fibrillazione atriale è rappresentato da eventi ischemici cerebrali o sistemici. Il rischio di ischemia cerebrale è aumentato, infatti, di 5 volte rispetto alla popolazione generale. Il ruolo di prevenzione della terapia anticoagulante, che riduce di circa il 67% tale rischio è ampiamente definito dai dati della letteratura, eppure, ancora oggi, una percentuale elevata di soggetti anziani sono ingiustificatamente esclusi da tale terapia, per timori, molto spesso anacronistici, perché ridimensionati nei trial randomizzati mirati. Anzi l'introduzione degli anticoagulanti diretti ha rappresentato una svolta epocale, stante la miglior maneggevolezza degli stessi, con un beneficio clinico netto che, soprattutto nei soggetti anziani, è maggiore rispetto ai farmaci tradizionali", ha aggiunto.

"Frequentemente la fibrillazione atriale si associa all'insufficienza cardiaca: tale binomio condiziona una prognosi peggiore. L'aspettativa di vita media in un paziente con diagnosi di insufficienza cardiaca è piuttosto bassa: circa il 50% dei pazienti con tale patologia muore entro 5 anni dalla diagnosi. Si consideri che tra i pazienti che si ricoverano per insufficienza cardiaca, circa il 10% muore durante il ricovero, il 30% entro un anno e circa il 25% è costretto ad un nuovo ricovero entro un mese dalla dimissione. Questi episodi acuti influenzano negativamente non solo l'outcome di questi pazienti ma anche la qualità di vita, associandosi ad un peggioramento dello stato funzionale del paziente", ha proseguito Vetta.

"Le recenti innovazioni terapeutiche farmacologiche, associate alle ormai consolidate terapie non farmacologiche, con impianto di device per la resincronizzazione cardiaca e la prevenzione della morte aritmica, permetto sicuramente un miglioramento della prognosi e della qualità di vita dei pazienti, ma è fondamentale ribadire l'opportunità di una prevenzione di tutti i fattori di rischio più importanti: cardiopatia ipertensiva, cardiopatia ischemica, obesità, diabete mellito, tabagismo".

(askanews)


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