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Coronavirus, il virologo Burioni su plasma iperimmune: 'ok in emergenza, non si può pensare uso esteso. Diverso discorso per siero artificiale' e solleva alcuni dubbi. De Donno (Poma) replica su Facebook: 'Importante è salvar vite'
MANTOVA, 30 apr. - "La terapia con il plasma iperimmune prelevato dai pazienti guariti dal Covid-19 è interessante, ma è una cura d'emergenza, non si può pensare a un utilizzo esteso a tutti perché non si possono svenare i soggetti guariti. Inoltre, dobbiamo essere certi che questi pazienti siano guariti, che abbiano gli anticorpi, che non abbiano altre malattie, che nel siero non ci siano altri anticorpi che magari vanno ad attaccare i globuli rossi di chi lo riceve".
Queste parole pronunciate dal noto virologo Roberto Burioni in un video pubblicato sul proprio sito web Medicalfacts in merito alla terapia con il plasma iperimmune contro il Covid - per cui l'ospedale di Mantova sta facendosi conoscere, anche per agli ottimi risultati conseguiti - hanno scatenato la reazione su Facebook del dottor Giuseppe De Donno, direttore di pneumologia all'ospedale Carlo Poma di Mantova e, insieme all'immunoematologo Franchini, uno degli artefici della terapia che sta vedendo guarire persone gravemente colpite dal Covid, fra cui anche una donna incinta.
"Il Signor scienziato - scrive iDe Donno in un post a cui allega il video di Burioni -, quello che nonostante avesse detto che il Coronavirus non sarebbe mai arrivato in Italia, si è accorto in ritardo del plasma iperimmune".
Burioni fa anche un excursus storico della cura con il siero e ricorda come già nel 1901 il Premio Nobel von Behring lo abbia utilizzato contro la difterite con buoni risultati. Ma anche nel 1918, quando esplose l'epidemia di Spagnola, vennero utilizzate, dice Burioni, cure a base di plasma dei pazienti guariti. Il noto virologo, spesso in prima serata sulle principali reti Tv, afferma che la terapia con il plasma iperimmune diventa interessante nella prospettiva in cui, una volta testata l'efficacia si gruppi più ampi di pazienti, si inizi a pensare a un siero artificiale: "Se stabiliamo - dice nel video - con certezza che usare sieri dei guariti fa bene apriamo la porta alla possibilità di realizzare un siero artificiale prendendo dal paziente guarito il gene dell'anticorpo con cui ricostruire in laboratorio un siero artificiale con le stesse proprietà del siero dei guariti. Un siero artificiale che garantirebbe sicurezza e quantità illimitata. Servirà un annetto per realizzare questo siero, ma si è già cominciato...".
Insomma, pur riconoscendone l'efficacia, Burioni evidenzia quelli che per lui possono essere i limiti della terapia con il plasma dei pazienti guariti. "Forse il Prof. non sa - scrive De Donno su Facebook - cosa è il test di neutralizzazione. Forse non conosce le metodiche di controllo del plasma. Visto che noi abbiamo il supporto di AVIS. Glielo perdono. Io piccolo pneumologo di periferia. Io che non sono mai stato invitato da Fazio o da Vespa. Ora, ci andrà lui a parlare di plasma iperimmune. Ed io e Franchini alzeremo le spalle, perchè... Importante è salvare vite! Buona vita, quindi, Prof. Burioni. Le abbiamo dato modo di discutere un altro po'. I miei pazienti ringraziano".
In merito alla prospettiva della creazione di un siero artificiale De Donno scrive: "vedo che si sta già arrovellando a come fare per trasformare una donazione democratica e gratuita in una "cosa" sintetizzata da una casa farmaceutica".
(em.sa.)
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