Invecchiare in buona salute, un alleato è il microbiota
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- Pubblicato 30 Maggio 2023
ROMA, 30 mag. - Invecchiare in salute è uno degli obiettivi della medicina moderna. Un alleato importante ma spesso non troppo conosciuto è il microbiota.
A spiegare le connessioni e i meccanismi chiave di questo rapporto intorno ai quali va sempre più focalizzandosi l'attenzione della scienza, proprio nell'intento di controllare e contenere, ove possibile, le diverse peculiarità dalle quali si genera la fragilità del soggetto anziano, è l'immunologo Mauro Minelli, docente di dietetica e nutrizione umana all'Università Lum di Bari.
"Il microbiota intestinale è un ecosistema ad altissima densità - spiega Minelli all'Adnkronos Salute - composto da miliardi di microrganismi prevalentemente (anche se non esclusivamente) ospitati nel nostro intestino. E di fatto, agendo su molteplici aspetti della fisiologia umana con particolare riferimento al regolare funzionamento del sistema immunitario e alle corrette dinamiche del metabolismo energetico (soprattutto grassi e carboidrati), il microbiota intestinale sembra rappresentare un tassello importante nelle definizione del 'quanto' e del 'come' un essere umano possa invecchiare, conservandosi il più possibile in buona salute". Oggi Minelli è stato tra i relatori del corso di formazione per medici (Ecm) 'Microbiota intestinale fra alimentazione e salute' nelle sede dell'Omceo Bologna.
E' possibile individuare la presenza nel nostro organismo di batteri in grado di garantirci un invecchiamento di successo? E, se si, con quali strumenti è possibile identificarli? "Ciò che attualmente emerge da studi sempre più precisi, è che esiste una sorta di 'zoccolo duro' del nostro microbiota (detto 'core microbiota') costituito da alcune specie batteriche - risponde - che vivono in vicendevole equilibrio con l'organismo ospitante e al quale forniscono un importante contributo in termini di salute, soprattutto attraverso la produzione di acidi grassi a corta catena' (Sfca). Grazie a queste molecole, estremamente importanti per la nostra salute - ricorda Minelli - le specie microbiche 'amiche' (specialmente rappresentate da Ruminococcaceae, Lachnospiraceae e Bacteroidaceae) riescono a tenere il più possibile sotto controllo le criticità peculiari della vecchiaia, quali la perdita progressiva della funzione cognitiva, la sarcopenia (cioè la perdita della massa e della forza muscolare), lo sviluppo di malattie croniche come il diabete o l'aterosclerosi".
"Oggi, lo sviluppo e la messa a punto di nuovi metodi d'analisi del microbiota intestinale fondati sulla identificazione del suo specifico patrimonio genetico grazie a tecniche di diagnostica molecolare, ne hanno permesso una caratterizzazione dettagliata e completa e, conseguentemente, un'eventuale correzione pianificata attraverso opportune strategie integrative", avverte l'immunologo.
Ma se esiste ed è documentata la presenza di componenti batteriche 'di supporto' all'età che avanza, perché le modalità dell'invecchiamento possono variare così tanto da soggetto a soggetto? "Purtroppo l'abbondanza delle specie batteriche 'benefiche', nel grande contesto della cosiddetta 'flora intestinale', tende a ridursi quantitativamente e qualitativamente con il progredire dell'età , ciò - osserva Minelli - che rende possibile la crescita contestuale di specie opportuniste che, approfittando di eventuali spazi lasciati liberi da altri abitanti dell'intestino, occupano impropriamente postazioni strategiche generando condizione progressive di squilibrio, a loro volta in grado di favorire l'insorgenza di stati infiammatori".
(adnKronos)
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