'Lungo il fiume. L’abitato etrusco del Forcello'. Sabato 25 maggio al Museo Archeologico Nazionale di Mantova l’inaugurazione della mostra
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- Creato 24 Maggio 2024
- Pubblicato 24 Maggio 2024
MANTOVA, 24 mag. – Una storia che affonda le sue radici intorno alla metà del VI secolo a.C. e che non finisce mai di rivelarsi è quella che il Parco Archeologico del Forcello nel comune mantovano di Bagnolo San Vito racconta grazie agli esiti delle campagne di scavi che si sono susseguite a partire dal 1981.
Lì sorgeva un insediamento etrusco di alcune migliaia di abitanti che per due secoli circa prosperò sulle rive del fiume Mincio rappresentando un punto importante sulle vie dell'espansione etrusca nell'Italia settentrionale, dove arrivavano preziose merci trasportate da navi che solcavano le rotte adriatiche, cruciale nei contatti e nei commerci in un ampio raggio con le popolazioni limitrofe.
È alla storia e alla vita del Forcello che il Museo Archeologico Nazionale di Mantova dedica una mostra, con l'intento di offrire una conoscenza delle sue caratteristiche, grazie anche a recenti esiti studi e analisi tecnologicamente avanzate, ricostruendo gli aspetti della quotidianità di quella realtà sorta su un piccolo rilievo che si affacciava su un lago formato dalle acque del Mincio, bonificato nel XVII secolo.
L'esposizione, intitolata "Lungo il fiume. L'abitato etrusco del Forcello" a cura di Mari Hirose, Leonardo Lamanna e Marta Rapi, nell'allestimento di Verena Frignani, è realizzata da Palazzo Ducale di Mantova in collaborazione con la Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio delle Provincie di Cremona, Mantova e Lodi e l'Università degli Studi di Milano.
La mostra, dedicata alla memoria del prof. Raffaele Carlo de Marinis, autore dei primi studi sistematici sull'insediamento, rimarrà aperta fino al 6 gennaio 2025 ed è patrocinata dall'Istituto Nazionale di Studi Etruschi ed Italici, Sezione Etruria Padana e Italia Settentrionale.
L'inaugurazione è fissata per sabato 25 maggio alle ore 11 presso l'Atrio degli Arcieri di Palazzo Ducale di Mantova. A seguire è prevista una visita guidata alla mostra presso il secondo piano del Museo Archeologico Nazionale. La partecipazione è libera ma è gradita la prenotazione telefonando allo 0376.352100 (infopoint di Palazzo Ducale di Mantova, attivo dal martedì alla domenica ore 8.30-13.30) oppure registrandosi sul sito web del museo. A conclusione dell'inaugurazione è previsto un rinfresco. Il libretto di accompagnamento al percorso di visita, disponibile come omaggio per i visitatori, è edito da Sometti (Mantova).
Esteso circa dodici ettari e di forma triangolare, l'insediamento era circondato da un terrapieno che poteva offrire protezione sia da eventuali esondazioni, sia in caso di minacce esterne. Una strada conduceva presso la porta principale per poi proseguire in direzione nord-ovest/sud-est attraversando l'intero impianto urbano. Strade secondarie parallele e perpendicolari alla via principale delineavano una rete di isolati di forma rettangolare, costituiti da più edifici. Sono state riconosciute almeno nove fasi edilizie diverse.
Dopo una prosperità durata circa 150 anni, il Forcello conobbe un rapido declino a causa dell'invasione dell'Italia settentrionale da parte di tribù celtiche d'Oltralpe, come i Cenomani, che si stanziarono nel territorio mantovano.
"Questa esposizione – dichiara il direttore di Palazzo Ducale di Mantova Stefano L'Occaso – vuole raccontare la storia di un insediamento etrusco alle porte di Mantova mettendo a sistema alcuni reperti conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Mantova e un ampio numero di ritrovamenti di proprietà della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio di Cremona, Mantova e Lodi, che incrementeranno l'allestimento permanente del museo. È inoltre una mostra che sottolinea la vocazione del museo a farsi 'vetrina' degli scavi nel territorio e delle scoperte che emergono dall'attività degli archeologi".
Le prime testimonianze di ritrovamenti archeologici in località Forcello risalgono alla seconda metà dell'Ottocento; tuttavia "a scoprire il sito e a intuirne l'importanza – prosegue il Soprintendente ABAP Gabriele Barucca – furono alcuni appassionati locali, grazie a indagini di superficie condotte tra gli anni '60 e '70 del Novecento. A queste seguirono, a partire dal 1981, i primi scavi scientifici, intrapresi dalla Soprintendenza e da oltre trent'anni in concessione all'Università degli Studi di Milano, che consentirono al prof. Raffaele Carlo de Marinis di affermare che l'abitato del Forcello, di cui non è ancora noto il nome antico, costituisce il principale insediamento etrusco-padano di VI-V secolo a.C. finora conosciuto in Lombardia e a nord del Po".
"Il Forcello era certamente una città – affermano i curatori della mostra Mari Hirose, Leonardo Lamanna e Marta Rapi – ma di essa non sopravvivono resti monumentali. La zona di pianura padana in cui venne fondata non offriva cave di pietra di facile lavorazione, ma un'altra risorsa non meno utile e preziosa: il legno delle foreste che ricoprivano questa fertile terra. Gli Etruschi ne fecero buon uso, riuscendo a edificare abitazioni ampie e robuste. Purtroppo, in un'epoca in cui i focolari erano realizzati direttamente a terra e senza coperture, gli incendi erano un evento fin troppo comune, e costringevano a frequenti demolizioni e ricostruzioni.
Ma né il fuoco né il tempo hanno impedito che si conservassero fino a noi gli oggetti, «i reperti» che il Forcello restituisce in quantità considerevole. È questo il lavoro degli archeologi che, grazie a una meticolosa opera di scavo e studio, svelano il fitto intreccio di azioni umane, di gesti, di manufatti, di frammenti di vita e storie dimenticate nella terra. Sono ormai trascorsi quasi vent'anni dall'ultima mostra dedicata all'abitato etrusco del Forcello, tenutasi a Bagnolo San Vito nel 2005 presso la prestigiosa sede di Villa Riva Berni.
Da allora, scavi e ricerche sono proseguiti anno dopo anno, sotto la direzione scientifica dell'Università degli Studi di Milano, e continuano tutt'ora, accrescendo la nostra conoscenza di quello che, probabilmente, è il sito archeologico più importante del territorio mantovano".
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