Il futuro di Fiera Catena… nel 1983! Le Idee per la Città presentate al Concorso Nazionale per un Piano Particolareggiato della Zona (Seconda parte)
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- Creato 10 Aprile 2022
- Pubblicato 10 Aprile 2022
MANTOVA, 10 apr. - Come già enunciato nel precedente articolo, il tema del recupero funzionale dell'area di Fiera Catena, che oggi vede i primi passi nella realizzazione del più ampio progetto di Mantova Hub, in più di un'occasione è stato oggetto di attenzione da parte delle varie Amministrazioni comunali succedutesi nel corso degli anni.
Per verificare se e come sia cambiata nel tempo la visione generale che sta alla base di una così ambiziosa e complessa idea di intervento, proponiamo una rilettura sintetica della documentazione relativa all'iniziativa del 1982, sindaco Gianni Usvardi, sfociata in uno specifico Bando di Concorso Nazionale per la redazione del Piano Particolareggiato dell'area Fiera Catena.
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All'interno dei gruppi che parteciparono con tredici progetti al Concorso c'erano anche diversi mantovani, tra cui R. Bocceda, A. Poltronieri, C. Bassani, C. Bondioli, A. Galdi, C. D. Nicolini, A. Recusani, Eristeo Banali, Tiziana Arvati, F. Caprini, P. Corbellani, F. Nosari. Tra le varie proposte, vincente risultò quella del gruppo di Emilio Battisti, ma anche il progetto presentato dal Gruppo di Aldo Rossi suscitò un certo interesse per l'originalità del progetto e dell'approccio al tema della ricucitura del quartiere al resto della città .
Al contrario del progetto di Battisti, quello di Aldo Rossi coglieva la memoria della città "nelle permanenze anche marginali di alcuni elementi, dei frammenti presenti nell'area come la fabbrica della ceramica o il porto. Gli oggetti isolati, il prato virgiliano, la corte, la fabbrica, istituiscono un dialogo a distanza con gli altri monumenti della città (Pierre-Alain Croset e Mirko Zardini)".
Davvero affascinante è l'ampia e dotta relazione al progetto di Aldo Rossi che ripercorre la storia millenaria di Mantova, definita "capitale sud-orientale della Lombardia, depositaria di una bellezza più antica delle istituzioni come se essa, latina per eccellenza, ignorasse Roma. Se questo concorso avesse un motto sarebbe un motto vincente: "La morte di Virgilio" come quella nella confessione/romanzo di Hermann Broch".
"La stessa qualità delle antiche immagini della darsena di Catena – prosegue la relazione -, dell'argine dell'Anconetta, di piazza della Legna e di tanti luoghi mantovani; non sono queste solo foto di famiglia ingiallite dal tempo o, anche nella misura che lo sono, rappresentano un modo di leggere l'architettura che non è né accademico né affaristico. E da questo modo, partecipe della consueta tradizione virgiliana e della vecchia cartolina e delle considerazioni del Piano Regolatore e dell'ingegneria e dei monumenti, si risale ad un progetto che si misura con un tempo suo proprio".
"Il progetto si compone di cinque costruzioni: un prato dove entra il lago che è circondato da una gradinata ad anfiteatro, una corte centrale la cui forma regolare è alterata dalle costruzioni esistenti ed al cui centro si trova un edificio pubblico, l'edificio della ceramica ampliato e trasformato in struttura con funzioni diverse, una serie di piccole costruzioni poste all'incrocio delle strade a reticolo che conformano la parte inferiore dell'area".
"Il grande prato, che chiameremo "Prato Virgiliano", confina con il lago... L'altro confine del prato è una gradinata ad anfiteatro, di pietra e mattone, corrosa o percorsa dalle piante; verso la città si erge come il muro del circo romano e delimita una piazza o stradone dove spiccano le porte che conducono al prato... al centro della piazza si trova la statua di Virgilio in marmo bianco... È un prato aperto a tutti dove si può anche semplicemente dormire: in realtà le gradinate permettono un uso più vario come di spettacoli o giochi o sosta più sicura; nell'interno del prato si trova il porto che comunica con il rio e con il lago e che percorre con le sue attrezzature la forma dell'anfiteatro".
"L'edificio a corte è un corpo regolare; al suo centro si trovano piantumati regolarmente alberi e verso il lato inferiore si trova una costruzione centrale destinata a luogo di riunione, congressi, spettacoli.... La Ceramica, elemento di notevole bellezza architettonica, sia pure nel suo attuale degrado, viene riconosciuto come elemento centrale, basilica o monumento e come tale ingrandito e usato come galleria e sede di uffici potenzialmente adatto a funzioni differenti. Infine, il progetto può essere descritto dai diversi fronti come sensibilmente diverso dallo stato attuale di Mantova e nello stesso tempo come una sistemazione che non altera né il carattere né il profilo. Dalla città esso procede con continuità , dal lago marca appena l'antico muro, segna con due torri tra l'araldico e l'industriale l'ingresso nel porto, mostra l'altro muro del prato virgiliano. Il muro del prato virgiliano che potrebbe essere il circo che Mantova non ha mai avuto forse proprio perché latina e non romana".
Idee suggestive, argomentate con lucida competenza che ponevano obiettivi ambiziosi, al limite del velleitario - è opportuno ricordare che godevano della libertà prevista dal regolamento del Concorso dai vincoli del P.R.G. -, che hanno rappresentato un importante momento di riflessione su possibili visioni del futuro di Fiera Catena e della stessa città .
"Dai progetti presentati e dai lavori della giuria, non emerge, né forse poteva emergere, un risultato – precisò l'urbanista Bernardo Secchi, membro della giuria -; nascono piuttosto dei problemi, probabilmente e con fatica alcune timide ipotesi di lavoro. Può apparire poco, soprattutto può apparire ingeneroso nei confronti dei progetti premiati. In realtà ciò deriva solo dalla grande difficoltà del tema generale che Mantova ha nuovamente posto sul tavolo e dalla grande difficoltà con la quale riusciamo ad esprimere giudizi precisi nei confronti della città contemporanea e delle esperienze progettuali più recenti".
Ma c'era da parte dell'Amministrazione l'intenzione di realizzare, eventualmente a lotti parziali, le idee scaturita dal Concorso? La risposta la forniva l'intervista rilasciata alla rivista "Casabella" dall'allora assessore all'Urbanistica del Comune di Mantova Giorgio Bonaffini: "L'Amministrazione ha tutte le migliori intenzioni di portare avanti il discorso. Ma dipenderà molto da due fattori determinanti: dalla finanza locale, prima di tutto, e dalla partecipazione dei privati, perché nei momenti attuali non è assolutamente possibile pensare che il Comune da solo possa arrivare a realizzare tutto. Il futuro di Fiera Catena dipenderà esclusivamente da questi due fattori".
In conclusione, molte sono le analogie con l'attualità riscontrabili in questa interessante rilettura, a distanza di quarant'anni circa, dei presupposti e degli esiti del Concorso Nazionale per un Piano Particolareggiato della Zona di Fiera Catena, come l'esigenza di incentivare la pedonalizzazione e di trovare una soluzione per dirottare il traffico di passaggio e di attraversamento della città . Ma l'aspetto più evidente di questa coincidenza di intenti è la consapevolezza della necessità di rigenerare il tessuto urbano del quartiere nella sua totalità , di ricucire il suo rapporto con il centro storico e valorizzarne il pregio artistico, storico e sociale. (FINE)
Guido Mario Pavesi
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