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I libri di Jakub già definito un capolavoro, Tokarczuk: 'Ma quanta fatica'

Mantova Festivaletteratura TokarczukMANTOVA, 11 set. - "Un capolavoro assoluto della letteratura polacca". Così hanno definito I Libri di Jakub, l'ultima fatica letteraria della scrittrice Premio Nobel 2018 per la letteratura, Olga Tokarczuk, il giornalista che l'ha intervistata ieri in piazza Castello, Wlodek Goldkorn, e una delle due traduttrici dal polacco all'italiano (Ludmila Ryba).

Un romanzo storico molto voluminoso, circa 1300 pagine, ma di fronte al quale "non dovete spaventarvi" ha assicurato la scrittrice polacca che al Festivaletteratura c'era già stata nel 2012.

Un romanzo storico che racconta di Jakub Frank, personaggio contraddittorio di religione ebraica e dalle origini oscure vissuto intorno alla metà del Settecento. Un uomo che parte da un villaggio polacco alla conquista del mondo definendosi il messia e raccogliendo attorno a sé parecchi seguaci. Detta così sembra semplice, ma ci sono voluti otto anni di studi, ricerche, stesure a Olga Tokarczuk per portare a termine un lavoro che, per sua stessa ammissione, "mi ha tolto energia vitale, tanto che quando l'ho finito mi sono ammalata. Ero sempre stanca e i medici non capivano cosa fosse. Finché un giorno un dottore cinese stupito mi disse che avevo esaurito la mia energia vitale, chiedendomi cosa avessi fatto per permettere ciò. E io gli risposi che avevo scritto un libro".

L'ispirazione arriva alla scrittrice polacca frequentando librerie che vendono libri antichi, una sua passione: "Mi sono imbattuta – ha detto – in un libro che riportava la storia di Jakub Frank e mi sono resa conto, leggendolo, di trovarmi fra le mani una storia affascinante e anche un po' insolente. E la prima cosa che mi sono chiesta è come mai fossi venuta a conoscenza di questa storia solo allora". Indagando la risposta l'ha trovata: "La storia di Jakub Frank – ha detto ancora il Premio Nobel per la Letteratura – era una storia scomoda per molti. Per la Chiesa, perché l'attività di Frank la metteva in imbarazzo, ma anche per gli ebrei polacchi che veniva messo in cattiva luce".

Olga Tokarczuk si rende conto di avere fra le mani una storia bellissima e inizia a lavorarci, come detto, per otto anni perché c'era da ricostruire storicamente un contesto ad ampio raggio. "Possiamo leggere questo romanzo – ha spiegato – come un romanzo storico, ma anche come un romanzo d'avventura in grado di scatenare nel lettore molte curiosità su un periodo oscuro e su un personaggio poco noto, ma molto influente per un certo tempo. In Polonia si parla di ebrei ed ebraismo quasi esclusivamente in riferimento ai fatti terribili dell'olocausto, ma la storia degli ebrei in Polonia parte da molto prima. Tanto che per capire la Polonia di oggi è necessario conoscere la storia degli ebrei polacchi e della loro enorme comunità".

Ma se la cifra storica è un tratto caratterizzante del libro, la scrittrice tiene a evidenziare come questo parli anche del mondo d'oggi "con personaggi in cerca di un'identità – ha spiegato – e di un loro posto nel mondo, un po' quello che sta succedendo anche oggi in Europa".

Emanuele Salvato

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