'Otto e mezzo' e 'Il Gattopardo', Fellini e Visconti: dallo scontro ideologico ai capolavori nel libro di Francesco Piccolo 'La bella confusione'
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- Creato 10 Settembre 2023
- Pubblicato 10 Settembre 2023
MANTOVA, 10 set. - Due registi geniali e due capolavori della cinematografia italiana che hanno conquistato il mondo e sono entrati di diritto nella storia del cinema costituiscono i pilastri su cui Francesco Piccolo ha costruito il suo romanzo "La bella confusione ".
Era l'estate del 1962 quando Federico Fellini e Luchino Visconti diedero inizio, quasi contemporaneamente, alle riprese di "Otto e mezzo" e "Il Gattopardo" e la storia della nascita dei due straordinari film è un ricchissimo capitolo della storia che Francesco Piccolo ha indagato con grande acume e appassionata competenza.
La presentazione del libro, ieri nell'affollato tendone di piazza Castello, è stata affidata allo sceneggiatore e regista Mario Martone che ha delineato fin da subito il carattere dell'opera di Piccolo indicando il coerente filo descrittivo che si dipana attraverso un universo di personaggi e vicende che hanno caratterizzato l'Italia in quegli anni, riflettendosi nella fase di lavorazione dei due film.
In primo piano, ovviamente, la contrapposizione anche personale, lo scontro ideologico e intellettuale tra Fellini, amato dal mondo cattolico, e Visconti, comunista rispondente alle istanze culturali del Pci. "Una dichiarazione d'amore per il cinema", secondo Piccolo, è la sua approfondita ricerca che apre uno sguardo inedito sulle fragilità che hanno accompagnato la nascita, la realizzazione e la vita dei due capolavori.
La sua appassionante narrazione avvince tra aneddoti davvero imprevedibili in una situazione in cui Claudia Cardinale si è trovata ad essere protagonista contemporaneamente nelle due produzioni. Storie decisamente interessanti e divertenti che riguardano gli attori, le abili invenzioni degli sceneggiatori, i contrasti caratteriali e gli imprevisti che hanno accompagnato il percorso creativo.
Secondo Martone, sia Fellini che Visconti arrivarono contemporaneamente a creare le loro opere più importanti nel momento in cui si sono spogliati delle sovrastrutture culturali e politiche arrivando a rispecchiare se stessi. Concorda Piccolo aggiungendo che Visconti si è ritrovato a raffigurare la sua appartenenza a un mondo avviato al tramonto, mentre Fellini ha messo sullo schermo la sua ansia di non sapere più in quale direzione portare il suo linguaggio cinematografico.
"Il libro non ha nessun significato nostalgico – ci tiene a precisare Piccolo – e devo ammettere che scriverlo è coinciso con uno dei periodi più felici della mia vita. E quando l'ho finito mi è proprio dispiaciuto".
Facile credergli, perché si tratta veramente di un'opera illuminante che tiene insieme l'interesse di un testo rivelatorio e la pregevole abilità letteraria di Francesco Piccolo. Per inciso, "La bella confusione" era il titolo proposto da Ennio Flaiano a Fellini per il suo film: scartato decisamente.
Guido Mario Pavesi
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