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Il dovere della memoria e la forza della scrittura: Diamela Eltit e Lella Costa, intreccio di emozioni in Santa Barbara

Mantova Festivaletteratura Eltit-Costa1MANTOVA, 10 set. – "Diamela Eltit è la testimone autorevole di un'epoca che non potremo mai dimenticare: una donna che va celebrata e ringraziata per la sua attività artistica, per l'impegno politico, l'uso del linguaggio e la complessità del pensiero che danno vita alle sue opere: averla qui è un privilegio".

Con queste parole Lella Costa ha aperto l'incontro di ieri sera, in una gremita Basilica Palatina di Santa Barbara, con la scrittrice cilena. Un sentito riconoscimento, condiviso col pubblico, che ha dato il la al dialogo (in collaborazione con l'interprete Giovanna Melloni) incentrato sulle vicende del Cile e sulla forza evocativa dei testi di Diamela Eltit.

Con la consueta abilità dialettica e dosata ironia che la contraddistinguono, Lella Costa ha letto alcune pagine significative della scrittura dell'autrice cilena (da "Errante, erratica", "Mai e poi mai il fuoco") e ha sollecitato riflessioni sul dramma vissuto dal Cile dal 1973 – il primo 11 settembre – con il colpo di stato che portò alla destituzione e morte di Salvador Allende.

Mantova Festivaletteratura Eltit-Costa2"Quella dei desaparecidos è la vicenda emblematica della feroce repressione imposta da Pinochet; delle prime persone imprigionate ancora non si sa che fine abbiano fatto. Sono piĂš di mille, non esistono piĂš, eppure figurano ancora nelle liste elettorali". Le parole di Diamela sono altrettanto drammatiche quando racconta dei sopravvissuti alla fucilazione, salvati dal corpo di qualcuno davanti a loro o dimenticati feriti nell'acqua dei fiumi e laghi in cui i militari li facevano cadere sotto le raffiche di proiettili. Sono testimoni della propria morte e si definiscono morti viventi".

"Si può trovare una misura tra il dovere della memoria e il sollievo di potersi occupare d'altro? – le ha chiesto Lella Costa – Quanto è difficile per un'artista?". "È molto difficile perché la vita ci assale con le vicissitudini in cui siamo coinvolti. Io ho avuto la fortuna di scrivere e tramite la scrittura affrontare la vita. Ho vissuto la dittatura: non la auguro a nessuno. Per 17 anni sono rimasta in Cile e ho dovuto imparare a convivere con la dittatura.

Non voglio confrontare il dramma del mio paese con altri che sono successi nel mondo, ma questo è stato il dramma del Cile che ha provocato la dispersione della propria comunitĂ . Anni di coprifuoco che per noi giovani di allora sono stati una condanna: ci avevano sequestrato la notte, ci siamo abituati a non parlare apertamente, abbiamo vissuto un incubo. E non posso dimenticare tutti quei ragazzi, bambini uccisi: la memoria non ti lascia mai tranquilla".

Che ci siano ancora violazioni dei diritti è un ulteriore dolore per Diamela Eltit: "Alla base c'è sempre il divario di ricchezza, l'avidità dell'accumulo e cosÏ si creano disastri e deliri distruttivi". Tema molto sentito e condiviso con Lella Costa è la questione di genere, il macismo che sempre riaffiora e si impone spesso travestito da romanticismo come pretesto e strumento di sopraffazione storicamente consolidata.

"È una questione concettuale e l'obiettivo è sempre di arrivare a eliminare la violenza, ma dobbiamo anche ammettere che esiste l'asimmetria tra generi e se la neghiamo, neghiamo noi stesse". Un particolare ringraziamento Diamela Eltit lo ha rivolto alla traduttrice dei suoi testi, Laura Scarabelli: "Ha fatto un grande gesto letterario, ma anche politico".

gmp

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Scaricate gratuitamente e stampate (fronte-retro) lo Speciale Festivaletteratura firmato L'Altra Mantova. La versione cartacea sarĂ  anche reperibile nei principali punti di interesse del Festivaletteratura.

 


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