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Pupi Avati alla 'ricerca' di Dante e del suo amore per Beatrice: 'La qualità più sublime dell'essere umano è la vulnerabilità'

Mantova Festivaletteratura PupiAvati1MANTOVA, 9 set. - Festivaletteratura 2022 ospita il regista Pupi Avati per una "divina" peregrinazione nell'Italia del tardo Medioevo alla ricerca di Dante. Con lui sul palco di una Piazza Castello gremita, il regista bolognese e lo storico della lingua Giuseppe Antonelli.

Nella seconda metà del '300, Giovanni Boccaccio aprì il suo Trattatello in laude di Dante senza nascondere la genuina devozione verso il poeta che più d'ogni altro modellò la sua e la nostra lingua. "Non esiste amore più forte e incondizionato di un poeta verso un altro poeta come quello di Boccaccio per Dante" ricorda durante l'incontro il regista.

Tanto nel romanzo "L'alta fantasia" (candidato al Premio Strega 2022) che nell'adattamento cinematografico "Dante", di prossima uscita, Pupi Avati, è partito dal viaggio di Boccaccio a Ravenna sulle tracce del Sommo per perdersi nel più alto e irrisolto mistero della letteratura italiana. Chi fu veramente Dante, l'uomo morto in esilio nel 1321, pieno di dolorose passioni e di venerazione per la gentil donna Beatrice ?

Pupi Avati ci consegna con il suo nuovo lavoro l'opera di tre vite: l'incontro inaspettato attraverso i secoli tra un regista e scrittore e due maestri della cultura italiana. Un racconto di avventure, uno sguardo partecipe e nuovo su Dante, la ricostruzione di "un Medioevo vero, sporco, luminoso e umano". "Alla prima del film proiettato a Roma alla presenza del presidente Mattarellla ho intuito, senza rischiare di essere presuntuoso, che molte persone erano state arricchite dalla visione" ricorda orgogliosamente Avati.

"Non si sono mai fatti film di rilievo su Dante, e se ci pensate questo è incredibile - ricorda l'autore bolognese - Ci sono film su Ferragni e Vanna Marchi ma non sul poeta più importante della letteratura italiana. Questo è un progetto ideato 20 anni fa, e sempre rimandato, e sono ovviamente molto felice ed emozionato per essere riuscito a realizzarlo".

L'incontro in Piazza Castello si alterna tra aneddotti su Dante (l'incontro casuale a 9 anni con Beatrice di cui subito si innamora, la presunta indifferenza di lei, il saluto ricambiato dopo 9 anni di corteggiamento e infine la sua morte che getta nello sconforto il poeta inducendolo a mettere anima e corpo nella Divina Commedia) e ben tre clip video del film di prossima uscita (interpretato da un cast d'eccezione che vede Sergio Castellitto nel ruolo di Boccaccio, Enrico Lo Verso, Alessandro Sperduti, Carlotta Gamba, Alessandro Haber e Leopoldo Mastelloni).

"Credo di avere centrato benissimo i due personaggi principali. Durante le riprese non riuscivo a dire stop, ero rapito. Sul set sembrava un amore vero, puro, sincero, perchè l'amore può essere anche solo uno sguardo. E in fondo il cinema è sguardo".

Non manca una rilfessione sullo stato del cinema: "Condivido con voi questa mia grande tensione sulla prossima uscita del film. Qui vicino a noi a Venezia, proprio in questi giorni, si festeggia un Festival anacronistico. Anacronistico perchè la triste realtà è che le sale cinematografiche sono vuote e sempre più in crisi. Capite bene quindi la mia tensione e le mie paure, per un lavoro cosi lungo e a cui tengo molto. Sinceramente non vorrei vedere le sale vuote. Anzi, sarebbe bello che Dante da lassù magari ci desse una mano visto quello che abbiamo fatto per lui".

Mantova Festivaletteratura PupiAvati2Pupi Avati alla fine dell'incontro esce dagli schemi, e dall'alto della sua grande esperienza umana ci regala un monologo sul senso della vita"La vita nella cultura contadina, da cui provengo, è una collina che si deve salire. - spiega il regista - Nel primo quarto si pensa alla nostra vita come a qualcosa di eccezionale, e che saremo inevitabilmente destinati a fare grandi cose. Nel secondo quarto si pensa sempre al futuro: al lavoro, al successo, alla famiglia ecc. Successivamente in cima a questa collina si arriva quello che viene chiamato 'scollinamento'. Ed è in questo preciso momento che si inizia a capire quanto in fondo fosse bella la salita. E' in questo terzo quarto, di discesa, in cui ci si inzia a ricordare e a rifugiarsi nel passato con i suoi dolci ricordi. E' il periodo di disapprendimento, in cui si avverte che il tuo fisico inizia a distaccarsi dal tuo io. Infine c'è l'ultimo quarto, in cui sono io ora, a 83 anni in cui si ha l'esatta sensazione del ritorno. Non a un posto specifico, è una sensazione nostalgica che ti riporta alla tua infanzia. Spesso mi chiedo: cos'è che unisce e avvicina cosi tanto gli anziani ai bambini ? Cosa li fa sentire cosi vicini ? E' la qualità più sublime dell'essere umano, che è la vulnerabilità. Ho avuto centinaia di attori e collaboratori, ma i più bravi con cui ho lavorato erano i più fragili, i più vulnerabili".

"Dove vorrei che si concludesse lamia vicenda umana ? In una cucina in via San Vitale, dove mia madre e mio padre mi aspettano per la cena" conclude Avati.

Il pubblico, commosso, regala ad Avati un lunghissimo applauso, tributo ad un grande regista ma soprattutto ad un grande uomo.

(l.t.)

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Scaricate gratuitamente e stampate (fronte-retro) lo Speciale Festivaletteratura firmato L'Altra Mantova. La versione cartacea sarà anche reperibile nei principali punti di interesse del Festivaletteratura.

 


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