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Nacha Piattini, tra Argentina e Italia: l’arte come voce dell’invisibile

PiattiniNacha1MANTOVA, 13 mag. - Di origini argentine ma mantovana d'adozione, Nacha Piattini è una pittrice di fama internazionale. Il suo stile evocativo e simbolico l'ha portata a esporre in alcune delle sedi più prestigiose del mondo, dalla Biennale di Venezia al Carrousel du Louvre, da Roma a Tokyo, da Milano a Mosca. La sua arte è un viaggio interiore, un atto di ascolto profondo che si trasforma in immagini potenti, emozionanti, spesso universali.

Abbiamo avuto il privilegio di incontrare Nacha per farci raccontare il suo percorso e il senso profondo della sua pittura.

Com'è iniziato il tuo percorso artistico? Quando hai capito che la pittura sarebbe diventata la tua strada?
"Disegnavo fin da piccola, senza pensarci troppo. Era un modo naturale per stare con me stessa, per osservare e sentire il mondo. In adolescenza ho iniziato a dipingere su tessuti — allora andavano di moda gli abiti dipinti a mano — poi ho frequentato l'Università di Architettura. Ma con il tempo ho capito che non era solo una passione: era una necessità. La pittura non mi ha mai chiesto il permesso, era semplicemente lì. A un certo punto ho smesso di combatterla e ho deciso di ascoltarla davvero."

Le tue origini argentine influiscono sulla tua arte?
"Assolutamente sì. L'Argentina è fatta di estremi: luce abbagliante e ombre profonde, passione e ferite. Tutto questo vive nella mia pittura. Anche la mia storia familiare, con le sue migrazioni e i suoi silenzi, è presente. Spesso dipingo per dar voce a ciò che non è stato detto."

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C'è un momento preciso in cui hai capito che la pittura era la tua via?
"Non c'è stato un unico momento. Ma ricordo un periodo difficile, poco dopo il mio trasferimento in Italia. Tutto sembrava crollare: lingua, abitudini, riferimenti. L'unico spazio in cui mi sentivo intera era la pittura. Dipingevo ogni giorno, anche senza sapere perché. Lì ho capito: non era solo ciò che facevo, era ciò che ero."

Come descriveresti il tuo stile? Quali sono le tue influenze?
"Il mio stile oscilla tra figurativo e simbolico. Amo la luce drammatica, i vuoti parlanti, la materia viva. Sono molto legata a Caravaggio, non solo per il chiaroscuro ma per il modo in cui ha portato il sacro nel corpo umano. Il nero è l'origine, l'ascolto; l'oro è la luce interiore che emerge dal buio. E poi c'è l'Argentina, con la sua intensità emotiva, la sensualità del tango, la spiritualità legata alla terra."

Molti tuoi quadri sembrano esplorare emozioni profonde. Che rapporto c'è tra arte e vita interiore?
"La mia arte è il mio diario. Ogni quadro nasce da una tensione interiore. A volte capisco cosa stavo vivendo solo dopo aver terminato l'opera. È come se la pittura mi dicesse ciò che non riesco a esprimere con le parole."

C'è una mostra che ricordi con particolare emozione?
"Una in particolare, con una serie di ritratti dove le mani erano protagoniste. Era una mostra piccola, ma molto intensa. Il pubblico ha reagito in modo profondo, silenzioso. Lì ho capito che il mio linguaggio arrivava davvero. Ho esposto anche al Carrousel du Louvre, a Casa del Mantegna e in tante altre sedi importanti. Ognuna mi ha lasciato un segno."

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Il colore nelle tue opere ha una funzione molto forte. Come lo scegli?
"Uso pochi colori, ma essenziali. Nero e oro sono le mie fondamenta. Il nero è l'origine, il silenzio fertile. L'oro è rivelazione, luce interiore. Non scelgo con la testa: mi arrivano. A volte lavoro per settimane con una sola tonalità, finché non ha detto tutto quello che doveva dire."

Hai mai usato l'arte per affrontare tematiche sociali o culturali?
"In ogni mostra. Non è un'arte politica in senso stretto, ma profondamente umana. Parlo di violenza, fame, ingiustizia. Voglio toccare l'anima dello spettatore. Non spiego il mondo, ma cerco di lasciare domande aperte."

Come affronti i momenti di crisi creativa?
"Mi fermo. Cammino, leggo poesia, ascolto silenzi. Riguardo vecchie opere. Il blocco è come una pausa del respiro: serve. Dopo il silenzio arriva sempre un'immagine nuova."

Quali sono i tuoi progetti attuali e futuri?
"Sto lavorando a una nuova serie, "Nel corpo della luce", dove le mani sono ancora centrali ma più essenziali. Vorrei esporla in un luogo antico, in dialogo con la pietra. E continuerò a collaborare con musicisti e scrittori: voglio che la mia pittura respiri insieme ad altri linguaggi."

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Che consiglio daresti a un giovane artista?
"Sii sincero. Non creare per piacere agli altri, ma per dire qualcosa che nasce da te. Non avere fretta, e non temere i silenzi o i fallimenti. Anche i vuoti servono. Se quello che fai è vero, troverà la sua voce. E qualcuno la ascolterà."

Nacha Piattini ci insegna che l'arte non è solo gesto o forma, ma ascolto profondo e necessità interiore. Con pochi colori e molta anima, le sue opere parlano al cuore, svelando la bellezza fragile e potente dell'umano.

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Biografia:

Maria Ignacia Piattini, in arte Nacha, nasce a Córdoba (Argentina) il 22 febbraio 1970. Dal 1993 vive e lavora a Mantova.

Discendente del pittore portoghese Gonzaga Cony Luis, fondatore dell'Accademia del Disegno dell'Università San Carlos, Nacha Piattini eredita una profonda vocazione artistica. Fin da giovane sviluppa un linguaggio pittorico personale, in equilibrio tra realismo e immaginazione. Le sue opere fondono un raffinato iperrealismo con atmosfere oniriche e simboliche, capaci di evocare emozioni profonde e raccontare storie sospese tra sogno e memoria. La pittura diventa per Nacha uno strumento narrativo, visivo e spirituale, capace di oltrepassare i confini della forma.

Nel corso della sua carriera ha esposto in numerose mostre personali e collettive, sia in Italia che all'estero. Tra le rassegne internazionali più prestigiose a cui ha partecipato si ricordano:

  • Palazzo Bollani in occasione della Biennale di Venezia (2015)
  • A Palazzo Merate - Museo Maria (Venezia) in occasione della 55 Biennale di Venezia -
  • Salon Carrousel du Louvre, Parigi (con patrocinio del Presidente della Repubblica Francese)
  • Art Monaco, Costa Azzurra
  • Art Tokyo, Giappone
  • Strand Gallery, Londra
  • Cultural Center Gaydarovets (Tolstoj House), Mosca
  • Artistes du Monde, Cannes, con la presenza di Marina Picasso
  • Germany Biennial Luxury Art, Baden-Baden
  • Mostre in Svizzera, Russia, Regno Unito

Ha inoltre esposto in sedi istituzionali di rilievo, tra cui:

  • Palazzo Bastogi, Consiglio Regionale della Toscana, Firenze
  • Ambasciata della Repubblica dell'Iraq presso la Santa Sede, Roma
  • "Emotions of the World" International contemporary Art Exibition all'Emmaus di Milano
  • Museo Mosca di Pesaro
  • Casa del Mantegna a Mantova

Ha ricevuto riconoscimenti da importanti figure religiose e culturali, tra cui:

  • Cardinale Gianfranco Ravasi (Vaticano)
  • Cardinale Dionigi Tettamanzi
  • Cardinale Loris Francesco Capovilla
  • Mons. Domenico Sguaitamatti (Arcidiocesi di Milano)

Tra i principali premi si segnalano:

  • Premio Rosa Camuna, Regione Lombardia
  • Standout Woman Award, Regione Lombardia
  • Premio Boston, Stati Uniti
  • Premio alla Carriera, Davos, Svizzera
  • Premio "Donne che ce l'hanno fatta", Congresso Mondiale delle Donne Latinoamericane

Contatti:

(l.t.)


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