âRimodulare il nostro mondo giovane con nuova giovinezzaâ. Lo sguardo acuto di Domenico De Masi sulle sfide dellâumanitĂ .
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- Pubblicato 08 Settembre 2019
MANTOVA, 8 set. â Domenico De Masi è una garanzia per Festivaletteratura: frequentatore di lungo corso della kermesse letteraria mantovana, ogni volta riesce a deliziare il suo pubblico con quella frizzante arguzia che gli consente di rendere trasparenti e fruibili argomenti sociologici complessi.
"La semplicità è una complessità risolta": sembra fatto su misura per lui, questo pensiero dello scultore Constantin Brancusi che De Masi ha citato in apertura del suo monologo, ieri a Palazzo San Sebastiano.
Punto di partenza, questo, insieme alla illuminante interpretazione del pensiero di Giambattista Vico, "Il mondo è giovane ancora", per l'avvincente serie di riflessioni sulle sfide imposte dalle incalzanti trasformazioni a cui da sempre l'umanità deve far fronte.
Prima tra tutte quella tra natura e cultura che ha offerto a De Masi l'opportunitĂ di attingere alla sua competenza combinando dati scientifici con citazioni illustri. Come il richiamo a Eraclito - "Il tempo è un fanciullo che gioca spostando i dadi" - , a J. L. Borges â "Il paradiso è questa terra, l'inferno è non accorgersene" per tracciare il percorso evolutivo dalle scoperte piĂš antiche fino alla rivoluzione tecnologica di cui siamo spettatori, piĂš o meno consapevoli.
Nel discorso di De Masi ampio spazio è stato riservato alle disparità sociali ed economiche, gli squilibri planetari, con quella verve ironica che gli è connaturata: "Abbiamo sempre ammirazione per chi ci ha fregato".
Di positivo, ci ha detto, c'è la longevitĂ â anche il povero ne beneficia -, i vantaggi del progresso tecnologico â sempre connessi: impossibile perdersi, dimenticare, isolarsi â consapevoli che lo possiamo subire per pigrizia o reagire.
Da qui nasce la contrapposizione tra "analogici" e "digitali" e il suo auspicio da uomo che ne ha esperienza diretta: "Dobbiamo rimodulare il nostro mondo giovane con nuova giovinezza". Ha ripreso le sue considerazioni sul lavoro, sulla mancanza del lavoro e le inedite possibilitĂ offerte dall'espansione futura del tempo libero, giĂ preconizzata da J. M. Keynes nel 1930, che dovrĂ essere impiegato per viverlo con saggezza.
Viatico conclusivo, l'evocazione di un coraggio, oggi assente, per una visione creativa di prospettive per il futuro: "Le nostre idee vivranno silenziosamente ma per sempre".
(GMP)
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