Ricerca, uso quotidiano della cannabis aumenta il rischio di malattie coronariche

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CorpoUmano Cuore2STANFORD, 11 mar. – Una recente ricerca  per verificare la correlazione fra l'utilizzo di marijuana e le conseguenze cardiovascolari dimostra che il consumo quotidiano aumenta del 34% la probabilità di coronaropatie negli anni successivi.

L'impiego più sporadico, mensile o settimanale, lo accresce in maniera non significativa ma l'indagine, appena presentata durante il convegno annuale dell'American College of Cardiology a New Orleans, è l'ennesima a mettere in guardia contro i pericoli cardiovascolari delle sostanze d'abuso perché come sottolineano i cardiologi della Società Italiana di Cardiologia "Le droghe, di qualsiasi natura, sono state più volte associate a conseguenze cardiovascolari serie: questi dati mostrano che anche una sostanza ritenuta a torto 'leggera' può comportare un maggior rischio di coronaropatie e, nel tempo, contribuire alla comparsa di eventi come l'infarto o l'ictus".

Lo studio, coordinato dal'Università di Stanford in California, ha analizzato i dati di 175.000 persone in 340 centri statunitensi, partecipanti all'All of Us Research Program dei National Institutes of Health. I ricercatori hanno valutato la correlazione fra l'utilizzo di prodotti derivati dalla cannabis dichiarato al momento dell'ingresso dello studio e la frequenza di comparsa di coronaropatie negli anni successivi, verificando che esiste un effetto dose-risposta per cui all'aumentare dell'impiego di marijuana sale la probabilità di problemi cardiovascolari.

"I risultati dell'indagine indicano con l'utilizzo quotidiano un incremento del 34% del rischio di coronaropatie rispetto a chi non fa uso di cannabis, mentre il consumo sporadico mensile non è associato a un incremento significativo – spiega Pasquale Perrone Filardi, presidente SIC -. Questi dati dimostrano che esistono danni correlati all'impiego di questa sostanza non ancora sufficientemente approfonditi, che invece è opportuno conoscere. Sappiamo che con altre droghe, per esempio la cocaina, i danni cardiovascolari sono frequenti e gravi, tanto da aver comportato un incremento significativo nel numero di infarti in persone molto giovani, anche con meno di 40 anni; queste nuove evidenze preoccupano, perché indicano che qualcosa di analogo potrebbe avvenire con l'uso di droghe ancora più diffuse come la marijuana o l'hashish derivati dalla cannabis. Del resto sappiamo che in cuore e vasi ci sono recettori per i tetraidrocannabinolo, il mediatore degli effetti psicoattivi della cannabis, che proprio interagendo con tali recettori sembra in grado di indurre infiammazione locale e quindi favorire la comparsa di placche aterosclerotiche che possono provocare coronaropatie".

(askanews)


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