Prostata, ultimissime terapie 'mini invasive' a base di vapore acqueo o laser
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- Pubblicato 17 Ottobre 2021
ROMA, 17 ott. – Gli stent temporanei, minuscoli tiranti ancorati all'esterno della prostata, l'energia del laser o quella del vapore acqueo: sono solo alcune delle ultimissime tecniche chirurgiche nate per contrastare l'iperplasia prostatica benigna.
La patologia colpisce oltre 6 milioni di italiani over 50, la più diagnosticata condizione urologica negli uomini tra i 45 e i 74 anni.
Ne soffre il 50% dei maschi tra 51 e 60 anni, il 70% dei 61-70enni, addirittura il 90% negli ottantenni. Sono definite tecniche ultra mini invasive, sono modernissime, efficaci, in grado di eliminare gli sgradevoli effetti collaterali spesso provocati dalla cura farmacologica e, grazie alla loro diversità /variabilità , adatte alla maggior parte dei pazienti. I vantaggi che presentano sono notevoli: risolvono il problema una volta per tutte e mantengono la funzione eiaculatoria del paziente nella fase post operatoria. Senza contare che si effettuano in regime ambulatoriale o di day hospital, alleggerendo dunque la pressione sulle strutture ospedaliere tuttora alle prese con l'emergenza pandemica.
Caratteristiche, utilizzo e diffusione delle terapie ultra mini invasive sono uno dei temi affrontati nel corso del 94° Congresso Nazionale della Società Italiana di Urologia SIU, in corso da oggi fino al 19 ottobre a Riccione.
"I risultati clinici di queste nuove tecniche chirurgiche sono ancora in fase di validazione, ma la loro efficacia clinica e sicurezza sono già state comprovate – sottolinea Rocco Damiano, direttore del dipartimento di urologia all'università Magna Graecia di Catanzaro e componente del Comitato Esecutivo della SIU -. La prova sta nel fatto che hanno già trovato spazio all'interno delle Linee Guida per il trattamento dell'adenoma di prostata realizzate dalla Società Europea di Urologia (EAU)".
Tra le caratteristiche più importanti di queste nuove tecniche c'è una maggiore capacità di alleviare e risolvere i sintomi rispetto alla cura farmacologica: "L'uso dei farmaci è di solito la prima scelta di trattamento, ma porta con sé effetti collaterali come l'ipotensione o l'eiaculazione retrograda, più un insufficiente controllo dei sintomi che può sfociare in eventi avversi, dal sangue nelle urine a infezioni ricorrenti, fino a calcoli alla vescica – fa notare Walter Artibani, urologo e segretario generale della SIU -. Tutto ciò induce spesso il paziente a interrompere la terapia e cercare piuttosto soluzioni chirurgiche per risolvere il problema una volta per tutte. Le tecniche ultra mini invasive, invece, danno più sollievo dai sintomi e riducono al minimo l'impatto sulla qualità della vita post operatoria del paziente, in particolare sulle funzioni eiaculatorie, che restano imprescindibili soprattutto per i giovani".
(askanews)
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