Coronavirus, uno studio rivela il probabile legame tra vaccino e infiammazione cardiaca

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Italia Coronavirus Ricerca4NEW YORK, 25 giu. - Un studio condotto in Usa conferma un possibile legame tra vaccino e infiammazione cardiaca, ma ribadisce: ammalarsi di Covid è comunque più pericoloso.

Il vaccino continua ad essere la migliore arma contro l'infezione da Coronavirus, lo conferma anche l'ultimo studio dei CDC statunitensi che, nonostante abbia fatto luce su un possibile legame tra i vaccini mRna e una rara infiammazione cardiaca nei più giovani, ha ribadito che – ad oggi – è comunque più rischioso ammalarsi di Covid. I rischi legati alla somministrazione della prima e seconda dose, proprio perché rari, sono ancora minori rispetto ai benefici.

Dai dati emersi dal nuovo studio dei Centers for Disease Control and Prevention USA è emerso una "probabile associazione" tra i vaccini Pfizer e Moderna (mRna) e miocardite, soprattutto negli adolescenti e nei giovani adulti.

I casi di infiammazione cardiaca, circa 323 casi su oltre 26 milioni di dosi somministrate, sono stati riscontrati lo più nei maschi più giovani, con sintomi che generalmente compaiono entro una settimana dopo la vaccinazione, e più probabilmente dopo la seconda dose.

"I fatti sono chiari, questo è un effetto collaterale estremamente raro e solo un numero estremamente ridotto di persone lo sperimenterà dopo la vaccinazione", ha affermato la task force CDC che si occupa dello studio e il monitoraggio della campagna vaccinale. "Per i giovani che lo fanno – è stato poi aggiungo in una nota – è importante sottolineare che la maggior parte dei casi è lieve e gli individui guariscono spesso da soli o con un trattamento minimo.

Il dato più interessante e importante del nuovo studio CDC, tuttavia, è quello che conferma – ancora una volta – la validità e l'efficacia dei vaccini Covid contro l'infezione Sars-Cov-2.

Come spiegato nel report, infatti, è più probabile sviluppare un'infiammazione cardiaca come la miocardite o la pericardite se ci sia ammala di Covid. Le possibilità di sviluppare infezioni in grado di danneggiare il cuore e/o altri organi sono molto più alte tra gli ammalati che tra i vaccinati.

(libero.it)


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