'Il Covid passa, ma il cuore non dimentica', la campagna cardiochirurghi per sostenere la ricerca scientifica
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- Creato 14 Giugno 2021
- Pubblicato 14 Giugno 2021
ROMA, 14 giu. – Nonostante i drammatici numeri dei decessi causati dalla pandemia da Covid-19, le malattie cardiovascolari rappresentano ancora oggi la principale causa di morte in Italia.
Combattere queste gravi patologie – attraverso la ricerca scientifica per la diagnosi precoce, la prevenzione e le cure sempre più efficaci – è la mission della Fondazione Cuore Domani, Onlus della Società Italiana di Chirurgia Cardiaca (SICCH), che anche quest'anno, attraverso la campagna "Il Covid passa, ma il cuore non dimentica", sostenuta da Rai per il Sociale, con il numero solidale 45537, finanzierà importanti progetti di ricerca scientifica (si può donare, dal 14 al 20 giugno, da 2 a 10 euro con un sms da cellulare o una chiamata da rete fissa: info su www.cuoredomani.org).
L'impatto Covid. Oggi più che mai la prevenzione cardiologica è fondamentale per salvare vite umane, perché nell'ultimo anno e mezzo la pandemia da Covid ha portato ad una riduzione delle attività chirurgiche tra il 50 e l'85%, mentre la cardiochirurgia, nel nostro Paese, ha fatto registrare un decremento del 55%: si sono ridotti gli interventi valvolari, i bypass coronarici e la chirurgia dell'aorta. Anche sul fronte della diagnostica cardiovascolare si è rilevata una riduzione del 75% circa degli ecocardiogrammi transesofagei e delle diagnostiche per cardiopatia ischemica. La mancata attività di diagnostica preventiva – causata dall'emergenza sanitaria – ha portato anche ad un ulteriore incremento del 20% della mortalità cardiovascolare e di quella in generale: si è appurata infatti in questi mesi la chiara interazione tra Covid e pregresse patologie cardiovascolari come fattore particolarmente pericoloso e letale.
Tutto ciò è accaduto anche perché i tempi di accesso e di trattamento delle emergenze sanitarie come, ad esempio, quelli per l'infarto, si sono allungati a causa della pandemia sia per la paura dei pazienti di contrarre il virus presso le strutture sanitarie ma anche per il sovraccarico di chiamate al 118. Così come si è prolungato il tempo che intercorre tra l'ingresso in ospedale e l'esecuzione dell'angioplastica coronarica; anche qui la causa principale sono i tempi per il necessario screening covid a cui deve sottoporsi ciascun paziente prima di accedere alle strutture sanitarie.
È stato inoltre evidenziato che il Covid può aggravare pre-esistenti condizioni cardiache, e che l'infezione è sicuramente in grado di aumentare la mortalità oppure di avere un decorso più aggressivo nei pazienti cardiotrapiantati (si parla di una mortalità raddoppiata rispetto alla popolazione generale), nei pazienti affetti da cardiopatie congenite ed in quelli cardiopatici. In generale, è noto come tutti i pazienti affetti da cardiopatie (e per questo basta essere ipertesi) abbiano un rischio aumentano di problemi e morte una volta contratta l'infezione da Covid.
(askanews)
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