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Vaccino Astrazeneca, Galli: 'Si dia un'indicazione certa e per le giovani donne facciamone a meno'

Italia Coronavirus Vaccino4ROMA, 11 giu. – Continuano le reazioni avverse al vaccino Astrazeneca: negli ultimi giorni in Liguria due giovani donne, 34 e 18 anni, sono state colpite da trombosi dopo il vaccino Astrazeneca e sono ricoverate in ospedale (in gravi condizioni la 18enne vaccinata durante un open day).

Per l'Aifa è "raccomandato un suo uso preferenziale nelle persone di età superiore ai 60 anni". Ma non è vietato per gli under 60, che siano uomini o donne, sebbene anche nelle note ufficiali diffuse si riconosca che la maggior parte dei casi di trombosi e trombocitopenia, anche gravi – seppur "molto raramente" ma "alcuni con esito fatale" – "si è verificata soprattutto nelle donne di età inferiore ai 60 anni" (nota informativa Aifa del 3 giugno). Si raccomanda quindi agli operatori sanitari di "prestare attenzione ai segni e ai sintomi" e che su tali sintomi i soggetti vaccinati siano "istruiti", perché possano "consultare immediatamente un medico".

Sono eventi avversi rari, ma eventi che si verificano, ogni 70-100mila casi, e quasi sempre in giovani donne, è giusto allora continuare a vaccinare con Astrazeneca (o Johnson&Johnson, entrambi con vettore adenovirus, alla base del meccanismo), spingendo anche con gli Open day, senza limitazione di età? Il virologo dell'ospedale Sacco di Milano, Massimo Galli, "da medico" pensa che "sia arrivato il momento di dare un'indicazione certa".

"A questo punto – spiega ad Askanews – visto anche il livello di tensione che c'è su questo problema si deve essere capaci di misurare con chiarezza come siamo messi dal punto di vista del rapporto rischio-beneficio nell'utilizzare o non utilizzare questo vaccino per lo meno in quelle classi di età di cui stiamo parlando", ovvero under 60, giovani donne prevalentemente.

E "nelle classi di età (e genere) dove si può fare a meno di utilizzarlo, è il caso di non utilizzarlo".

Due casi di trombosi in due giovani donne negli ultimi giorni, non si può dire a questo punto chiaramente "basta non si fa Astrazeneca alle giovani donne"? "Il concetto è: non è così indispensabile fare Astrazeneca alle giovani donne, dopo di che non lo devo dire io, ma il mio parere è sì, se ne potrebbe fare francamente un altro".

Se dovesse consigliare a una sua giovane paziente Astrazeneca lo farebbe? "Da medico le spiegherei costi e benefici, le spiegherei i possibili effetti, considererei il contesto generale e concluderei che se fosse possibile farne un altro sarei più contento".

Il rapporto costi-benefici però è stato inteso in senso ampio: "Si è voluto in qualche modo misurare il discorso sulla possibilità di vaccinare ampiamente la popolazione entro una certa data. Siamo vicini a questo obiettivo. Bisogna riuscire a capire quanto conta avere per forza a che fare con Astrazeneca, per quelle fasce di età. L'evento avverso è raro ma accade, e questo è il punto, e probabilmente per le giovani donne accade con una frequenza che è maggiore rispetto a quella di altre situazioni. Questo è un elemento da tenere in considerazione".

Open day da fermare? "Io non li fermerei assolutamente, che non siano solo per Astrazeneca. Non so sul fronte approvvigionamento vaccini, quale sia il rapporto tra vaccini disponibili e Astrazeneca, ma credo che a qualcun altro toccherà valutare questo aspetto. Per quello che mi riguarda due casi recenti di trombosi in giovani donne sono un dato incontrovertibile, quindi considerare questa problematica per la vaccinazione delle giovani donne è qualcosa da fare".

E "dopo anche tutto quel che è stato fatto, anche in chiave di comunicazione, forse a questo punto mi attendo che vengano prese delle posizioni in proposito. Non tocca a me prenderle. Ma questo punto credo che sia arrivato il momento di prendere una decisione in proposito e dare una indicazione netta".

Sul fronte della vaccinazione dei più giovani, l'infettivologo Galli non ha dubbi sull'ok al vaccino Pfizer per i 12-16enni: "Tutte le evidenze vanno nella direzione del vantaggio di farlo anche perchè prendersi il Covid non è mai una cosa tanto simpatica. Anche se non si fa a finire in rianimazione. E ci sono una serie di quesiti ancora aperti, quindi sono convinto che evitare di prenderselo sia per tutti una gran bella cosa".

(askanews)


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