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Coronavirus, la ricerca cerca di riadattare i farmaci già approvati

Virus Covid-19 Ricerca2MILANO, 13 apr. – Una ricerca genetica ha identificato alcuni farmaci già approvati che potrebbero gestire la fase precoce della Covid-19 e prevenire così la progressione della malattia.

La ricerca di genetica umana su vasta scala è stata condotta da un team internazionale e pubblicata su Nature Medicine.

Contrariamente a numerosi studi precedenti – che si erano concentrati principalmente sull'identificazione di trattamenti per i pazienti già ricoverati o malati critici – questa ricerca ha puntato a identificare i farmaci che potrebbero essere riadattati per la gestione precoce della COVID-19. I ricercatori del VA Boston Healthcare System, dell'Università di Cambridge, dell'Istituto Europeo di Bioinformatica dell'EMBL (EMBL-EBI) e dell'Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) hanno identificato, in particolare, le proteine IFNAR2 e ACE2 come bersagli di potenziali farmaci per la gestione precoce della infezione. Prescrivere questi farmaci dopo che i pazienti abbiano ricevuto una diagnosi Covid 19, ma prima che le loro condizioni richiedano l'ospedalizzazione, potrebbe aiutare a minimizzare i sintomi e ridurre il numero di pazienti che necessitano di terapie intensive.

In Italia lo studio ha coinvolto un gruppo di ricercatori dell'Istituto Italiano di Tecnologia: Claudia Giambartolomei, ricercatrice e tra i primi autori dello studio; Stefano Gustincich, Associate Director per le Tecnologie per le scienze della vita e Direttore del Central RNA Laboratory; e Gian Gaetano Tartaglia, Responsabile del RNA System Biology Lab.

"Abbiamo usato associazioni genetiche misurate nei dati umani su larga scala per prevedere gli effetti dei farmaci – dice Claudia Giambartolomei, ricercatrice dell'IIT – Una volta identificati gli strumenti genetici corretti, queste associazioni possono essere utilizzate per collegare un gene che codifica un bersaglio del farmaco a una malattia senza aspettare i risultati degli studi clinici. Questo lavoro ha costituito uno sforzo collaborativo entusiasmante in cui esperti di diverse aree si sono riuniti e hanno risposto rapidamente a un bisogno urgente".

Per identificare tutti i geni codificanti proteine bersaglio di farmaci approvati o in fase di sviluppo clinico, i ricercatori hanno utilizzato metodi di analisi computazionale e il database di bioattività ChEMBL. Questo approccio ha identificato 1.263 geni, che i ricercatori chiamano "actionable druggable genome". Hanno poi studiato la prevalenza di varianti di questi geni all'interno di due grandi campioni di dati genetici del VA's Million Veteran Program e il COVID-19 Host Genetics Initiative. L'analisi ha coinvolto un totale di 7.554 pazienti COVID-19 ospedalizzati e più di un milione di controlli. Questo approccio ha fornito le prove genetiche per i farmaci che mirano alle due proteine ACE2 e IFNAR2.

"Scoprire nuovi farmaci di solito richiede molto tempo e questo è un problema considerando l'urgenza della pandemia – dice Anna Gaulton, coordinatore del gruppo ChEMBL all'EMBL-EBI – Il database ChEMBL ci permette di identificare rapidamente i bersagli proteici dei farmaci attualmente disponibili e dei composti in fase avanzata di sperimentazione clinica. Incrociare queste informazioni con i risultati delle analisi genetiche ci permette di individuare nuove potenziali opportunità di riadattare dei farmaci per il trattamento della COVID-19."

"Quando abbiamo iniziato questo progetto, la maggior parte delle sperimentazioni venivano effettuate su pazienti ospedalizzati – spiega Juan P. Casas, medico epidemiologo presso il VA Boston Healthcare System – Sono stati testati pochissimi trattamenti da somministrare ai pazienti all'inizio della storia naturale della malattia. Tuttavia, con l'aumento della disponibilità di test diagnostici per il coronavirus, oggi possiamo identificare e trattare i pazienti COVID-19 prima che progrediscano verso forme più gravi della malattia che richiedono l'ospedalizzazione".

(askanews)


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