Coronavirus, D'Amato: 'Le discoteche non andavano riaperte. Una follia estiva'

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Italia Coronavirus Discoteche1ROMA, 12 nov. – Per Alessio D'Amato, l'assessore alla Sanità del Lazio, "bastava non riaprire le discoteche, una follia estiva di cui paghiamo ancora oggi lo scotto".

"Non so se ci siano state pressioni per far continuare le feste nei locali della Gallura, ma i segnali di pericolo c'erano tutti, già prima di Ferragosto" ha detto in un'intervista al Messaggero D'Amato, commentando l'estate appena trascorsa in Sardegna, in Costa Smeralda su cui la Procura di Cagliari sta indagando.

Per D'Amato "la Sardegna è stata la prima fonte di contagio fuori dal contesto regionale. Sa quanti casi abbiamo trovato legati direttamente alla Gallura? Quasi 3.500 positivi. Lo dicono i nostri report. Che evidenziano anche un altro aspetto: oltre il 60% di chi tornava già aveva, allo sbarco, i sintomi del Covid".

E l'assessore insiste, controlli inadeguati all'imbarco. "Non c'erano controlli a monte, niente tamponi. Tutti i nostri dati sono stati annotati in due dossier che abbiamo spedito al Ministero della Salute. I segnali di allarme erano chiari e noi abbiamo visto gli effetti sui contagi già a partire dal 14 agosto. La verità è che la situazione è stata largamente sottovalutata e poi è sfuggita di mano. Sicuramente non andavano consentite le feste. Era già evidente che si trattava di eventi senza alcuna misura di protezione, senza mascherine, niente distanze. E questo ha comportato poi un enorme numero di casi positivi e una pressione molto forte sul nostro sistema sanitario. Naturalmente non ho nulla contro la Sardegna, ci mancherebbe, le polemiche non servono a nessuno, ma la chiarezza si. È ora di fare luce su questa vicenda".

Quanto alle discoteche l'assessore regionale del Lazio non ha dubbi "non è che andavano chiuse prima, non andavano proprio riaperte. È come pensare oggi di organizzare serate per Capodanno, se c'è qualcuno che lo immagina è un folle. Comprendo tutto, compresa la voglia di svago dei giovani, specie in estate, ma quelle feste hanno comportato un sovraccarico di lavoro enorme per i nostri operatori sanitari, soprattutto al porto di Civitavecchia. E per fortuna che abbiamo attivato controlli su larga scala fin dal primo momento, già ad agosto. Nonostante questo gli strascichi di quei contagi li vediamo ancora oggi, perché l'infezione si è propagata nelle famiglie, ai genitori, ai nonni dei ragazzi che tornavano dalle vacanze in spiaggia".

(askanews)


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