Ambiente, Cingolani: 'Crisi climatica e disuguaglianze problemi inscindibili'

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CingolaniRoberto3MILANO, 07 dic. – Per il ministro per la Transizione Ecologica, Roberto Cingolani "dobbiamo decidere che definizione ha il nuovo mondo che vogliamo costruire e che definizione ha la transizione ecologica. Perché questa cambia in base al luogo che stiamo considerando. Non c'è cambiamento climatico che possa essere scisso dalle disuguaglianze globali".

"Nel mondo – ha aggiunto Cingolani intervenendo alla convention "Il mondo nuovo – La ripartenza", organizzato dalla Fondazione Guido Carli – ci sono tre miliardi di persone che non hanno accesso all'energia: li abbiamo esclusi a priori? Abbiamo calcolato che cresceranno e domanderanno l'energia per farlo? Li lasciamo al loro destino e li facciamo migrare, ma poi non li accogliamo?".

"G20, e Cop26 mi hanno fatto riflettere su come dovrebbe essere il nuovo mondo: al G20 abbiamo pensato di cambiare tutto, ma sulla falsariga di tutto quello che abbiamo fatto negli ultimi 200 anni, sulla base delle stesso modello. Ma eravamo solo in 20 Paesi, quelli più ricchi, che rappresentano 4,5 miliardi di persone. Alla Cop26 c'erano 190 Paesi, molti dei quali avevano altre condizioni e altri problemi. Quando parlavamo di transizione ecologica questi Paesi, dove manca l'acqua e l'elettricità, ci guardavano come marziani".

"In questo periodo che ho davanti – ha detto ancora il ministro – credo che un contributo al concetto di nuovo mondo non sia quello di pensare che il Pnrr possa fare la differenza, con i suoi 50 miliardi all'anno. Noi dobbiamo pensare al nuovo mondo considerando che i Paesi del G20 devono fare uno sforzo molto più grande per diminuire le disuguaglianze globali. Il nuovo mondo non può salvarsi pensando solo alle esigenze di 4,5 miliardi di persone che vivono nei Paesi del G20 ed escludendo i restanti tre miliardi di esseri umani. Dal 2015 a oggi non siamo nemmeno riusciti a mettere insieme i 100 miliardi che servirebbero per cominciare la battaglia alle disuguaglianze globali".

"Lo sviluppo della tecnologia è fondamentale per giocare anche questa partita contro le disuguaglianze – ha concluso Cingolani -. Se stiamo pensando al 2050 non possiamo credere che la tecnologia di cui disponiamo oggi sarà la stessa tra 30 anni. Solo facendo un piano di visione potremo trovare delle risposte che possano funzionare sia per i 4,5 miliardi di ricchi e i 3 miliardi di poveri".

(askanews)


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