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Conciliazione famiglia-lavoro: mancano politiche adeguate e a pagare sono le donne

Lavoro Donna Conciliazione3Purtroppo un dramma reale. Nei 20 anni in cui mi sono occupata di amministrazione del personale ho potuto constatare ogni giorno la scarsità delle politiche tese alla conciliazione famiglia - lavoro, a certi controsensi legislativi, a come questo influisse pesantemente sulle condizioni lavorative delle donne.

Sicuramente la mancanza di politiche del lavoro strutturali, che guardino al lungo periodo e alle concrete esigenze della famiglia influiscono massicciamente su questa situazione. Forse, timidamente, qualcosa sta cambiando a livello legislativo.

Ma questa 'carenza' legislativa non è l'unica causa di questi squilibri. Il problema più grave l'ho riscontrato soprattutto nella mentalità stessa di chi amministra le aziende (soprattutto se subentrano delle grandi realtà economiche, delle multinazionali), nelle pesanti discriminazioni che avvengono proprio perché manca un senso di prospettiva futura, di crescita e di sviluppo della società. Il lavoro non è più volto a un progetto di benessere collettivo, a una crescita della ricchezza collettiva e, di conseguenza, a una crescita della società attraverso, soprattutto, un tasso di natalità che dovrebbe essere in positivo. Manca la visione del progetto a lungo periodo, del 'costruisco e investo ora per avere di più dopo'.

Gli unici obiettivi sono nel breve periodo con la realizzazione di numeri alti sul fatturato, guadagno immediato per i soci dell'azienda e, se paradossalmente ora i lavoratori vengono chiamati 'risorse umane', in realtà sono considerati solo un costo. Spesso i guadagni vengono realizzati non sull'aumento del fatturato, bensì sulla riduzione dei costi del personale, sacrificando posti di lavoro che esisterebbero ma che vengono sopperiti dal lavoro di qualcun altro che vive con la spada di Damocle di rischiare di perdere il posto a sua volta.

Da qui passa il triste concetto di 'mors tua, vita mea', della 'guerra tra poveri', dell'individualismo. Oltretutto a scapito della qualità del lavoro stesso (ma qui di apre un altro capitolo). E chi avrà spesso la peggio in queste tristi 'battaglie' poiché impegnata anche sul fronte 'famiglia'? Chi, oltre al lavoro, porta il carico della gestione familiare e, quindi, spesso, è costretta scegliere quale dei due portare avanti?

Marialuisa Pasotti


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