Mantova, un tampone covid-19 non può diventare un'odissea per anziani e persone fragili

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Mantova OspedalePoma TamponeCovid1MANTOVA, 02 apr. - La pandemia da coronavirus ha sicuramente complicato procedure e operatività di tutti i reparti ospedalieri. Questo non giustifica però la mancanza di organizzazione che si traduce in mancanza di sensibilità soprattutto verso le persone più fragili e deboli.

Lunedì scorso ho accompagnato mia madre 80enne ad effettuare un tampone covid-19. A breve dovrà infatti sottoporsi ad una operazione chirurgica per la quale è in attesa da mesi.

L'appuntamento è fissato per le ore 15 presso il padiglione interno all'ospedale Poma di Mantova una volta adibito alle analisi del sangue.

All'ingresso, con sorpresa, troviamo in attesa circa 30 di persone. A queste, nei minuti successivi, se ne aggiungono altre. La sopresa è dettata dal fatto che al centralino ci dissero che si andava "a scaglioni", con il preciso scopo di evitare code e assembramenti.

A disposizione dei pazienti solo 2 panchine esterne alla struttura. Peccato che entrambe siano sotto il sole, per cui il gentile infermiere poco dopo invita tutti ad attendere in piedi e all'ombra per evitare di alzare la temperatura corporea.

All'ombra quindi, nei pressi della corsia dedicata alle auto, in attesa di essere convocati per l'esame si forma un notevole assembramento. Tra le persone ci sono molti anziani, alcuni con evidenti problemi deambulatori, persone in attesa di un intervento e anche due donne gravide. Visto il caldo una donna si sente mancare e per riprendersi si deve stendere a terra nel piccolo giardino antistante l'ingresso.

Un esame in teoria banale e rapido, si tramuta cosi per i più in un'attesa infinita e un supplizio per i più anziani costretti a stare in piedi e in situazione precaria anche per diverse ore.

Paradossale poi che venga distribuito il questionario covid-19 con preghiera di compilarlo prima di accedere all'esame. Peccato che non venga distribuita una penna, e che non esista un appoggio utile dove poter redigere il documento. Ci si arrangia: qualcuno presta la propria penna, o addirittura la propria schiena come appoggio su cui scirvere.

Ci sarebbe la pandemia, ci sarebbe da mantenere il distanziamento. Vero. Ma in virtù di quanto visto e raccontato, a parer mio ci sarebbe soprattutto da rivedere molto nella sanità pubblica.

Grazie dell'attenzione

Luigi (Mantova)


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