Federica Aiello Pini alla Casa di Rigoletto con la mostra '… del sogno un ponte'. Da venerdì 7 aprile

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Mantova CasaRigoletto MostraAielloPini-LocandinaMANTOVA, 6 apr – Venerdì 7 aprile alle 18,30 alla Casa di Rigoletto, in piazza Sordello 23, sarà inaugurata la mostra "... del sogno un ponte".

Saranno esposte le opere dell'artista Federica Aiello Pini. L'esposizione, patrocinata dal Comune di Mantova, è curata da Carlo Micheli. Aiello Pini ha vissuto per un lungo periodo a Panama.

"Vi sono artisti 'bigami' – scrive Micheli nel catalogo - per i quali l'arte e la vita reale non devono mai incontrarsi, come moglie ed amante; altri, i 'monotoni', che pretendono di fare assurgere la propria quotidianità ad esperienza artistica; oppure i 'mistici', talmente propagginati nella propria ricerca, da ignorare gli eventi circostanti; infine ci sono i 'sensitivi', artisti dotati di raffinati sensori, capaci di una costante e arricchente contaminazione tra testa e cuore, tra intuizione e razionalità, tra poesia e vita vissuta.

Al novero di questi ultimi appartiene Federica, che ritrovo a distanza di alcuni anni, di tante esperienze, persino di qualche continente e riannuso la sua profonda sensibilità, mutata ma intatta. Più matura concettualmente, più misurata nella gestualità, più attenta alle sfumature, ma sempre lieve, elegante ed eterea nel porsi, quanto rigorosa e intransigente sul piano artistico".

E prosegue: "Si resta rapiti dalle atmosfere esotiche dei suoi dittici/trittici, dai quali emana un'idea romantica di biodiversità, ma che sanno emergere dalla sterilità del dire, per indicare come il gesto artistico possa divenire azione e proposizione. Un'elaborazione del vissuto che si fa immagine, mai mimetica ma spirituale, camminando leggera sul filo di ricordi affievoliti dal presente.

Ci osservano dalla tela Penelopi determinate - reminiscenze della parentesi panamense - donne dell'etnia Kuna che costruiscono, nodo dopo nodo, la propria emancipazione attraverso i saperi antichi della tessitura delle molas. Un lavoro frutto di tradizioni secolari immutabili, erette a protezione dell'identità culturale di quel popolo, ma al tempo stesso motivo di conoscenza e autodeterminazione. Il valore simbolico di queste opere è sottolineato dal progressivo sfaldarsi delle figure, a vantaggio di una realizzazione più indefinita, quasi astratta, un elogio della conoscenza come unico vero strumento di libertà e crescita".

Il titolo della mostra è tratto da una poesia dello scrittore sudamericano Fernando Sabino. Rimarrà aperta tutti i giorni dalle 9 alle 18 fino a martedì 25 aprile.

  • L'ingresso è libero
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  • telefono 0376/288208: email: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.  


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