La Moda racconta: inaugurata la sezione di storia della moda e del costume del Museo di Palazzo d’Arco

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Mantova PalazzoDArco LaModa-LocandinaMANTOVA, 24 mar. – Una preziosa novità, frutto dell'incessante lavoro di scoperta e valorizzazione del Museo di Palazzo d'Arco, si aggiunge alle straordinarie ricchezze della dimora che sempre più si sta affermando come un punto focale nel patrimonio artistico della città.

Con l'apertura al pubblico dello spazio dedicato alla storia della moda e del costume, un altro tassello di autentica vita vissuta si va ad aggiungere al pregio artistico della casa-museo donata alla collettività dalla generosa lungimiranza della famiglia D'Arco. Esposti in una teca collocata in una sala al piano nobile della dimora, interamente dedicata a ciò che la moda racconta - storie di famiglia, sartoria e haute couture – sono esposti tre elegantissimi abiti che fanno parte dello straordinario guardaroba della contessa Giovanna d'Arco.

Questo primo atto dà il via ad allestimenti che si susseguiranno a rotazione ogni tre mesi circa, per far conoscere e valorizzare la collezione in continuo dialogo con la l'intero patrimonio di famiglia. I dipinti e le fotografie mostrano volti e acconciature dei proprietari degli abiti, gli oggetti di uso quotidiano raccontano di consuetudini e gusti legati alle mode imperanti, gli abiti più prestigiosi svelano il nome della sartoria e i periodici femminili di costume e società mostrano puntualmente i cambi di rotta presentando i figurini con le novità dell'Haute Couture e le dive che ne vestono le magnifiche realizzazioni.

Mantova PalazzoDArco LaModa-Presentazione1All'inaugurazione, questa mattina, di questa prima esposizione curata da Massimo Cantini Parrini, storico del costume e prestigioso costumista italiano, sono intervenuti il presidente della Fondazione Palazzo d'Arco Livio Giulio Volpi Ghirardini, il curatore del Museo Italo Scaietta, il vicepresidente di Fondazione Comunità Mantovana Albino Portini, l'assessora comunale Alessandra Riccadonna e Michele Andreoletti, funzionario di Fondazione Cariplo.

"Quest'anno ricorre il cinquantesimo anniversario della morte della contessa Giovanna d'Arco – ha sottolineato Italo Scaietta - che è stata la conservatrice ante litteram del suo museo e della memoria della propria famiglia. A lei la Fondazione d'Arco dedica questa nuova sezione di storia della moda e del costume".

All'origine della nuova sezione dedicata alla moda c'è l'impegno profuso dalla Fondazione d'Arco insieme a Fondazione Comunità Mantovana Onlus, capofila del progetto, e Fondazione Cariplo, unitamente ad aziende, associazioni e privati cittadini, per sostenere il progetto che ad oggi ha raggiunto una tappa decisiva: il restauro di 100 capi del guardaroba d'Arco e l'allestimento della sala espositiva.

Mantova PalazzoDArco LaModa-Presentazione2Abiti e calzature, cappelli, fiori artificiali e delicate piume in un percorso narrativo di 150 anni di storia dagli inizi del XIX secolo alla metà di quello successivo. La protagonista di questo viaggio è ancora una volta la contessa Giovanna d'Arco, donna colta e lungimirante, che nella sua visione museale seppe trovare uno spazio anche per i tessuti e gli abiti, preservando quei capi di valore oggettivo, simbolico ed affettivo, custodendoli negli antichi bauli da viaggio riposti là dove un tempo si trovava "la guardaroba.

Un grande lavoro, progettuale ed esecutivo, che ha coinvolto oltre lo staff del museo di Palazzo d'Arco, i laboratori RT Restauro Tessile di Albinea (Reggio Emilia) per gli interventi conservativi ai tessuti, Galenos Agenzia di comunicazione, Cartepestebludiprussia di Modena per la realizzazione di manichini artigianali con le sembianze dei conti d'Arco, il tutto con la supervisione della Sovrintendenza di Mantova. Gli abiti sono esposti in una grande teca, realizzata da artigiani mantovani (Rabo S.r.l., Vetreria Frigeri & Federici, S.B S.r.l., Falegnameria Formizzi e Illumind) guidati dall'architetto Roberto Soggia a cui va il ringraziamento da parte della Fondazione d'Arco.

Mantova PalazzoDArco LaModa-Presentazione3Da sottolineare che anche Palazzo d'Arco fa parte del circuito di musei previsti dalla Supercard Cultura, la card riservata ai cittadini di Mantova e Provincia che consente di accedervi liberamente per 12 mesi e ogni volta che si vuole. Questo l'elenco: Palazzo Te, Museo MACA e Tempio Leon Battista Alberti, Palazzo d'Arco, Museo Tazio Nuvolari, Museo Civico Goffredo Bellini di Asola, Museo Etnografico dei mestieri del fiume di Rivalta sul Mincio, Teatro all'Antica di Sabbioneta, Museo Civico Polironiano di San Benedetto Po, Galleria del Premio di Suzzara.

Ecco gli abiti esposti:

Sartoria Filippo Mattina, Roma. Completo Smoking in tre pezzi, 1897 ca. Cilindro in lapin nero, 1900 ca. Panno di lana, raso di seta, fettuccia di seta, taffetas, cotone. Completo da sera appartenuto al Conte Antonio d'Arco, composto da giacca, camicia, gilet e pantaloni. Giacca in panno di lana monopetto con revers sciallati in raso di seta e tasche con patta, bottoni fasciati in seta, fodera in taffetas di seta. Gilet con revers sciallati e tre bottoni stessa lana. Pantalone tagliato dritto stessa lana. Camicia in fine cotone inglese ancora perfettamente inamidato allo sparato, collo e polsi. Il cravattino a farfalla completa la mise.

Lo smoking è l'evoluzione della smoking jacket. Nata in Inghilterra verso metà '800 come giacca o completo maschile usati per preservare gli abiti dall'odore acre del tabacco nel fumoir; diventa sul finire del secolo scorso icona di moderna eleganza per la sera sorpassando il frac ed arrivando ai giorni nostri come unico e indiscusso abito elegante per l'uomo. Il completo è accompagnato da un cilindro in lapin nero pettinato a specchio, firmato internamente dalla Maison de Chapellerie di V. Bessi che aveva sedi nelle più grandi capitali della moda italiane come Roma, Firenze, Napoli e Torino.

Sartoria Maison Finzi, Milano. Completo da ricevimento in due pezzi, 1913 ca. Charmeuse di seta, taffetas di seta, seta pelle d'uovo, pizzo meccanico, cotone, perline di vetro e strass. Elegante completo da ricevimento appartenuto alla Contessa Giovanna d'Arco, in charmeuse di seta turchese, è composto da corpetto con scollatura a "V" davanti e dietro e sblusatura mediante gros interno, maniche in pizzo meccanico violetto, ricamo a piccoli riquadri, a guisa di spilla, sul davanti all'altezza del seno in perline e strass. La Gonna jupe entravée, taglio lanciato in Francia da Paul Poiret verso il 1910, è drappeggiata sul lato sinistro ed allacciata dietro, formando un piccolo strascico.

Il sarto Carlo Finzi fondò l'omonima casa d'Alta Moda milanese sul finire dell'800, attività che proseguì con i figli Edgardo e Guglielmo detto William fino al 1944, anno in cui entrambi i fratelli furono prelevati da casa in quanto ebrei e deportati nei campi di concentramento nazisti dai quali non fecero più ritorno.

Sartoria francese ignota. Robe manteau, 1912 ca. Panno di lana, velluto di cotone, seta, filo di seta dorato. Robe manteau appartenuto alla Contessa Giovanna d'Arco in panno di lana verde smeraldo e velluto di cotone nero. Presenta un collo sciallato davanti e alla marinara dietro e maniche con taglio a "pipistrello", allacciatura asimmetrica lato sinistro mediante bottone ricamato in filo dorato, stessi ricami presenti al polso e al collo del manteau sul dietro. L'ampia e moderna foggia del capo, sicuramente usato per occasioni molto eleganti, è di gusto francese e ricorda le cappe e robe manteau da sera proposte da Paul Poiret e Paquin verso gli anni '10 del Novecento: capi ispirati all'oriente e alle lascive vestaglie da casa che rivoluzionarono l'uso del cappotto e delle mantelle da sera usate in precedenza. Il soprabito è foderato in seta verde. Si abbinano guanti neri in pelle e una piccola borsetta in taffetas di seta nero plissettato databile agli anni 30 del Novecento.

Zuchermann, Milano. Cappelli, 1907 ca. Velluto, seta, piume di struzzo, ali. Il cappello era un elemento fondamentale del guardaroba di una donna di classe: non si usciva mai di casa senza cappello e non lo si toglieva nemmeno nei ristoranti e teatri. Il modello che andava per la maggiore era il tipo a tesa larga e di colore scuro, dal bordo irregolare, di dimensioni talvolta enormi, ornati di piume o fiori finti. I copricapi attiravano tutta l'attenzione cui poteva aspirare una donna desiderosa di essere notata per il suo stile.

La sala, dedicata alla sezione della moda, è parte integrante del percorso di visita ordinario del museo fruibile con la visita guidata che normalmente accompagna il pubblico. A breve sarà presentato in aggiunta un percorso di visita dedicato solo alla storia della moda e del costume che partendo dalla ritrattistica della ricca quadreria del museo approderà all'esposizione degli abiti.

Un'anticipazione di questo percorso è l'esposizione al pubblico del dipinto Ritratto di Virginia Chigi di Bagno attribuito a Giuseppe Razzetti e sino ad oggi conservato in uno dei salotti privati a piano terra di Palazzo d'Arco.


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