Memoria, posata la pietra d'inciampo per Jolanda Dugoni che visse gli orrori del campo di concentramento

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Mantova GiornoDellaMemoria PietraInciampo-Dugoni1MANTOVA, 27 gen. - Da oggi 'inciampare' in corso Umberto I al civico 89 sarà quasi un dovere civile.

Proprio in questo punto è stata posta e inaugurata questa mattina, alla presenza delle autorità locali e di un nutrito gruppo di ragazzi delle scuole superiori e medie mantovane, la pietra di inciampo in memoria di Jolanda Dugoni, che qui aveva vissuto.

Jolanda, scomparsa nel lugio dl 2019, è stata deportata nel campo nazista di Ravensbruck in Germania dal 10 marzo del 1944 alla fne di aprile del 1945 per essersi rifiutata di fare i nomi degli ebrei che avevano alloggiato nell'hotel di Saint Raphael, nel sud della Fancia, dove lavorava come cameriera nel periodo della seconda guerra mondiale. Questo suo gesto contribuì a salvare delle vite, ma lo pagò caro. Venne torturata, picchiata, trasportata per tre giorn in treno ammassata con altre persone. Visse l'inferno del lager, soffrì la fame, il freddo, subì ogni genere di umiliazione, la sua identità venne cancellata e il suo nome fu sostituito da un numero, vide morire moltissime compagne, perché Ravensbruck era un lager a prevalenza femminile, ma riuscì a salvarsi e a tornare a casa.

Mantova GiornoDellaMemoria PietraInciampo-Dugoni2La sua soria non la raccontò subito, come testimonia il nipote Marco Dugoni presente stamattina alla cerimonia: "Ho tantissimi ricordi di mia zia, sono cresciuto con lei e la vedevo quotidianamente. Per tantissimi anni non ne ha parlato dell'esperienza nel campo di concentramento, anche se io avevo percepito nei suoi occhi c'era qualcosa che la rendeva triste. Poi un giorno mi ha raccontato tutto. Per me è stata una giornata triste, ma ho capito. Sono contento che oggi venga ricordata con questa pietra di inciampo perché è sempre stata una persona molto generosa e buona con tutti". Alla fine, Jolanda, i suoi torturatori, i suoi carcerieri, i suoi aguzzini li aveva anche perdonati. Non era nelle sue corde vivere nell'odio, ma una volta sbloccato quel terribile ricordo si prestò generosamente come testimone degli orrori compiuti dai nazifasciti e andò a raccontare la propria sperienza nelle scuole per moltissimi anni. Aveva capito che quello era il modo per far sì che certi orrori non si ripetessero.

"Il ricordo di Jolanda ci appartiene come mantovani - ha detto il sindaco Mattia Palazzi - e sono molto felice e orgoglioso che oggi sia stata posta questa pietra d'inciampo. Sono convinto che servirà a far riflettere, a tenere vivo il ricordo di Jolanda e delle atrocità commesse dal nazifascismo". Il presidente della Provincia Carlo Bottani ha sottolineato l'importanza del sacrificio di persone come Jolanda che un gesto di estrema generosità e altruismo hanno salvato moltissime vite. Carla Bignotti, ex docente di storia del Belfiore e coordinatrice del gruppo di lavoro che ha organizzato un convegno su Jolanda Dugoni nel novembre del 2021 e che ha contribuito a definire le praiche per la posa della pietra, ha ripercorso le tappe principali della sua vita.

Sono intervenuti anche Eugenio Iafrate dell'Aned e Luigi Benevelli dell'Anpi provinciale di Mantova. Alla realizzazione di questa importante tappa nel percorso della memoria hanno contribuito l'Anpi Provinciale di Mantova e la sezione Anpi Cgil di Mantova "Rippa Veronesi", lo Spi Cgil Mantova, l'Aned (Associazione nazionale ex deportati), il Comune di Mantova, la Provincia di Mantova e l' Istituto Mantovano di Storia Contemporanea.

(e.s.)


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