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Ultimo concerto? La musica live ai tempi del covid

Italia Musica UltimoConcerto1Bentornate e bentornati, negli ultimi giorni avrete sicuramente letto della protesta messa in atto dai club di tutta Italia sui social: "L'ultimo concerto?" avrebbe dovuto essere un grande evento in streaming, con 130 live in contemporanea dai locali italiani, ma invece che i concerti pianificati e sponsorizzati da settimane, nel momento in cui gli utenti si sono collegati è apparso un messaggio su sfondo nero, "Nessun concerto. Ecco, lo avete capito anche voi. Qui è dove siamo adesso: la realtà che viviamo oggi, che rischia di essere anche il nostro domani. L'ultimo Concerto? L'avete già vissuto, nel 2020. Il Prossimo? Noi vogliamo che ci sia! Dateci voce, ci mettiamo la passione e i palchi!".

Insomma, chi si aspettava di godersi un bel concerto in streaming e gratis dal divano di casa è rimasto (in alcuni casi) deluso e amareggiato.

Circa 100 mila persone si sono collegate al sito de "L'ultimo concerto?" e hanno poi reagito in maniera negativa alla provocazione, ma gli unici che hanno davvero il diritto di lamentarsi e fare sentire la loro voce sono gli artisti, i tecnici, gli operatori e tutti i professionisti che lavorano dietro le quinte. Una grande trollata che aveva, come obiettivo, portare l'attenzione sulla situazione della musica in Italia, sensibilizzando alla tutela dei locali dove si suona musica dal vivo, e che pare abbia funzionato, perché ora siamo qui a parlarne.

Il mio ultimo concerto in un locale è stato il 17 gennaio 2020, precisamente al Mattatoyo di Carpi, un localino per concerti intimi e di nicchia. Sul palco Nico LaOnda e intorno a me amiche, amici, sconosciuti ubriachi e tanta spensieratezza. A distanza di un anno, sembra quasi un sogno. Non so quando potremo tornare in un club a scatenarci, ballare, cantare e sudare insieme, però nel frattempo possiamo ricordare i bei momenti trascorsi e pensare a quante emozioni ancora ci aspettano. Oggi vi porto a ballare in giro per i club, con la musica che amo, le pagine di un libro scoperto per caso e un documentario che mi ha ricordato l'adolescenza.

Il nome "Diabolika" vi dice niente? Si tratta di un fenomeno musicale, culturale e di costume nato e cresciuto a Roma, fino ad arrivare a Ibiza, il paradiso del clubbing. Una decade, quella del primo decennio degli anni Duemila, che vede il Diabolika, con i suoi dj e i suoi vocalist, riscrivere completamente le regole della vita notturna di Roma prima e di tutta Italia ed Europa poi. La parabola di questo movimento viene raccontata nel documentario "Generazione Diabolika", disponibile su Amazon Prime: partendo dalla prematura scomparsa di Lou Bellucci, vocalist e animatore delle serate insieme ad Henry Pass, si viaggia indietro nel tempo, arrivando agli inizi, quando Vladimir Luxuria, regina indiscussa della nightlife capitolina, entra in contatto con Emanuele Inglese, dj esordiente che da lì a poco si affermerà come la figura centrale di tutto il Diabolika, un marchio di fabbrica riconoscibile ovunque. Le serate Diabolika diventano veri e propri format, alla scuderia si aggiungono Paolo Bolognesi, Emix, D-Lewis e il party più scandaloso di tutta Italia prende forma. Un'esperienza unica che strizza l'occhio all'LGBTQ ma che vede anche la partecipazione dei cosiddetti "bori" romani, insieme agli slogan indelebili recitati come un mantra dai vocalist, le migliaia di persone che ballano e cantano "Scariche cosmiche", insomma un'esperienza incredibile che si può rivivere (o scoprire per la prima volta) guardando il documentario. "Chi andava al Diabolika ha compiuto o sta per compiere trent'anni e la nostalgia dei tempi andati è lì che attende dietro l'angolo. Rivedere quello che è stato è bellissimo, perché ci ricorda che di certo eravamo tamarri, ma anche sfacciatamente felici". Niente da aggiungere alle parole di Laura Caprino (Vice). Nostalgia canaglia.

Visto che siamo già col cuore in pista, vi consiglio un po' di musica con cui scatenarvi. Nel 2019 Cosmo ha pubblicato "Cosmotronic", un doppio album che ha dato vita alla sua doppia anima: da una parte riflessiva, romantica, piena di domande, dall'altra un vulcano di beat. Il primo album l'ho cantato fino a perdere la voce, col secondo mi sono spaccata le orecchie (in auto purtroppo non si può ballare). Poi sono andata alla prima data del "Cosmotronic Tour" al Link di Bologna, uno dei templi del clubbing italiano, dove sono finalmente riuscita a scatenarmi e ballare in un pogo di gente assurdo. Cose che a fine concerto devi berti una Coca e una bottiglietta d'acqua per fare ritorno nel mondo dei vivi. In epoca di Covid, dove non ci è permesso andare fisicamente nei locali, una buona soluzione sono i DJ set di Boiler Room. Si tratta di dirette streaming in cui DJ acclamati della scena elettronica mondiale (ma anche underground) mettono musica davanti a un pubblico ristretto e selezionato, che viene a conoscenza del luogo dell'esibizione solo pochi giorni prima della stessa. La partecipazione online è totalmente gratuita e raccoglie migliaia di partecipanti. Per tutta la diretta della session il DJ viene inquadrato da una telecamera fissa posizionata a pochi metri da lui, per dare la sensazione a chi guarda di essere effettivamente in pista, peraltro in una posizione privilegiata. Il DJ set di Carl Cox è forse quello più cliccato di sempre (https://www.youtube.com/watch?v=vy-k0FopsmY), vi consiglio anche quello della techno queen Sama' Abdulhadi, la prima DJ donna palestinese (https://www.youtube.com/watch?v=x9VYKrtziSg) e quello di Peggy Gou, una delle mie artiste preferite (https://www.youtube.com/watch?v=nKHpbiYCtDQ).

Estate 2019: spiaggia del Faro di Jesolo, Carl Cox e Jamie Jones ai dischi, migliaia di persone che si divertono insieme. È questo il ricordo più vivo e vicino alla normalità a cui posso aggrapparmi quando penso alle mancanze causate dal Covid. E proprio Jesolo è uno dei luoghi menzionati in "Last love parade", romanzo di Marco Mancassola. È un racconto pazzesco: si parla della nascita della musica dance, elettronica, techno, house attraverso gli occhi dell'autore, che insieme al compagno di avventure Leo scopre un mondo nuovo a cui non potrà più rinunciare. Viaggi fisici e mentali, tracce che hanno fatto la storia del clubbing, sensazioni, emozioni, un'unione di carne, sudore, fasci di nervi. Il sottofondo della storia è una musica nuova, artificiale e prepotentemente fisica, il libro si sviluppa su una colonna vertebrale fatta di tracce storiche, come "Your love" di Jamie Principle e Frankie Knuckles, nomi indelebili come quello dei Kraftwerk, minoranze che trovano la strada per uscire dal ghetto, DJ che salvano la vita, party underground e mega rave che durano giorni, negli anni '90 post-rock, post-dance, post-punk, post-qualsiasi cosa. Vi lascio con un estratto del libro, siamo circa a metà della storia, al culmine di tutto: "Scampammo entrambi al servizio militare. Il giorno in cui ricevetti il congedo Leo venne con una macchinetta. Ci rasammo i capelli come avessimo ricevuto la notizia contraria, e dovessimo partire per il fronte il giorno dopo. In un certo senso anche quello era una specie di obbligo, quasi una chiamata alle armi: il ritmo marziale della musica che amavamo".

Se amate anche voi la musica, i concerti, i club, ricordatevi di supportare come potete la scena. Anche un piccolo gesto è fondamentale.

Isabella Benaglia


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