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Il mito di Venere per gli auguri di Palazzo Te. Dedicata alla dea della bellezza la prossima stagione culturale

Mantova FondazionePalazzoTe AuguriNataleMANTOVA, 24 dic. – Sono auguri speciali, intrisi di cultura, bellezza che si coniuga con speranza e rinascita quelli che la Fondazione Palazzo Te rivolge ai mantovani, espressi con il messaggio firmato dal presidente Enrico Voceri e dal direttore Stefano Baia Curioni che annuncia anche gli obiettivi per la prossima stagione culturale della villa giuliesca.

"Fondazione Palazzo Te condivide i più fervidi auguri per questi giorni e per quelli che verranno. Abbiamo pensato che questi auguri potranno essere ancora più intensi se trasformati in una breve storia: il mito di Venere, centrale a Palazzo Te, a cui è dedicata la prossima stagione di cultura. Il mito di Venere, nella Grecia antica, è stato narrato per esprimere l'esperienza dell'armonia, dell'appartenenza e della fecondità.

La Fondazione Palazzo Te ha deciso, nel rispondere al tempo presente, di dedicare a questo mito, a questa dea, le attività del 2021, completando un ciclo sul femminile avviato nel 2018 con la mostra sull'Annunciazione in Tiziano e Richter e proseguito con la mostra Giulio Romano: Arte e Desiderio nel 2019. Ombra e luce, pacificazione nel desiderio, generazione: tutte queste parole, che raccontano le speranze del nostro tempo, ci hanno spinti a dedicare il prossimo anno di Palazzo Te a raccontare e vivere assieme, nelle sue diverse forme, il mito di Venere.

Queste stesse parole che risuonano nel mito ci sono anche sembrate il migliore augurio possibile per stare nei giorni che ci attendono. Per questo abbiamo voluto condividerle con i migliori auguri di Buon Natale.

Nella Teogonia, Esiodo racconta che, in giorni antichi, Urano, il dio del cielo fertile, avvolto dalle tenebre notturne, si distese sulla Terra (Gea) in un amplesso amoroso. Crono, armato dalla madre di una falce, lo avrebbe allora evirato, gettando il suo membro nel mare. Dalle bianche schiume del mare generate dal membro di Urano sarebbe allora nata una nuova dea: Afrodite. Afrodite dal mare raggiunse le spiagge di Citera e poi di Cipro: a testimonianza della sua divinità la terra fiorì sotto i suoi piedi; Eros e Imeros, geni del desiderio amoroso, la condussero al cospetto degli Dei.

Afrodite o Venere fu così la dea del mare. Nel mare si è rivelata; il suo apparire ha placato le onde e ha reso le acque splendenti come un gioiello. Afrodite è la dea che incarna il mare quieto e scintillante. È anche la dea della natura in fiore. Si canta la sua danza con le Cariti, spiriti benefici della crescita. È dea della Charis, elemento connettivo e rigeneratore delle comunità per Aristotele. Appare nei giardini ogni volta che fioriscono.

Tiberiano indica la rosa come immagine di Venere; a Cipro Venere pianta il melograno. È la dea che incarna il fiorire che si rinnova. È la dea dell'amplesso amoroso. Ma non è Eros, di lussuria e procreazione: la sua presenza esprime una dimensione ampia in cui si compenetrano l'appartenenza reciproca, la grazia dell'unione, l'amabilità irresistibile. Non è il ghermire, ma l'incanto dello sguardo.

Pindaro definisce il suo cantare come il lavoro nei giardini di Afrodite e delle Cariti. E così Lucrezio la invoca per acquisire alle proprie parole perenne incanto. È la grazia insita nella bellezza e la leggiadria, che trionfa senza sforzi perché la beatitudine che essa esprime fa beati anche gli altri. È il dono del realizzare e del capire, del sedurre e rallegrare, giunge a quanto vi è di più sublime nel mondo del pensiero e della poesia. Cos'è quindi Venere?

Ascoltiamo le parole di Walter Otto: "È la luce che costringe avvincendo ogni cuore, nella quale stanno davanti all'occhio dell'amore tutte le cose e l'interno universo, è la voluttà della vicinanza e dell'unione il cui incanto fa svanire nello sconfinato il contatto tra esseri limitati". È la forza capace di unire chi è separato in una nuova immagine del cosmo. L'attrazione che muove il sacro cielo ad avvicinarsi come sposo alla terra. Ricambiato, la feconda e dall'unione sono partoriti fiori e frutti. Venere compie dunque nel mondo degli uomini ciò che Urano aveva avviato e che Crono aveva fermato nel mondo pre-umano: l'unione feconda del cielo e della terra.

Solo lei quindi, come suggerisce Lucrezio, può donare la pace al mondo, la pace tra mondi. Venere è lo splendore possibile, ma anche tremendo. "Dobbiamo però ricordare che questo regno tanto vasto abbraccia tutto l'universo, comprendendo pure l'orrore e la distruzione. Nessuna potenza può portare tanta discordia e confusione quanto costei, la cui opera è illuminatissima e beata armonia; solo attraverso questa ombra scura il luminoso miracolo di Afrodite assurge a creazione totale".

Nota: Il testo è stato composto facendo riferimento a: W. F. Otto, Gli dei della Grecia, Milano, 2004 [1987] pp. 97-109; Aristotele, Etica Nicomachea (libro V); testi di Esiodo; K. Kerenyi, Gli dei e gli eroi della Grecia, Milano, 1976; J.P. Vernant, Religione, Storia, Ragione, 2009 [1979], Milano; R. Cantoni, La filosofia del Mito, 1962.


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