La cucina italiana non esiste? Grandi e Soffiati presentano il libro lunedì 17 giugno alla Fiera dei Mangiari

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Creato 16 Giugno 2024

Pubblicato 16 Giugno 2024

MANTOVA, 16 giu. - La pasta secca? La maggior parte degli italiani la scoprì negli Stati Uniti. La pizza? È più americana che napoletana. La salsa di pomodoro? Abbiamo cominciato a consumarla diffusamente soltanto un centinaio di anni fa. E ancora: sul serio Carlo Magno impazziva per le caciotte piemontesi e laziali, Michelangelo faceva incetta di lardo ogni volta che passava per Colonnata e i milanesi insegnarono agli austriaci a preparare la cotoletta? Infine, un dubbio: le nostre nonne erano davvero cuoche favolose?

Ha creato dibattito in queste settimane il libro "La cucina italiana non esiste. Bugie e falsi miti sui prodotti e i piatti cosiddetti tipici", edito da Mondadori e giunto già alla terza edizione. Gli autori sono i mantovani Alberto Grandi, professore di storia dell'alimentazione e storia economica all'università di Parma, e Daniele Soffiati, voci del seguitissimo podcast DOI- Denominazione di origine inventata, disponibile su tutte le principali piattaforme di streaming audio.

Dopo partecipazioni tv e diverse presentazioni in giro per l'Italia (Milano, Firenze, Bologna, Torino, Senigallia), Grandi e Soffiati portano nuovamente i temi del libro a Mantova, lunedì 17 giugno alle 21, alla Fiera dei Mangiari sul Lungolago Gonzaga.

"La tradizione gastronomica italiana spesso e volentieri non è ciò che viene raccontato", spiega Grandi. "L'origine mitica dei nostri prodotti alimentari il più delle volte è un'invenzione. La Storia ci rassicura, fino a diventare l'ingrediente in più dei piatti. Eppure fino a non molto tempo fa non esisteva alcuna ossessione per le fantomatiche 'ricette originali' e la tipicità più che un valore era un problema".

"Come spieghiamo nel libro", aggiunge Soffiati "il tratto distintivo della nostra cucina è l'innovazione: le specialità che tanto amiamo (e che sono in continua evoluzione) non sarebbero le stesse senza la contaminazione con la cucina degli altri paesi del mondo".