Lo spettro dei migranti alimenta un certo consenso politico e arricchisce i trafficanti: l’esperienza sul campo di Fabrizio Gatti e Maurizio Pagliassotti

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Mantova Festivaletteratura Gatti-PagliassottiMANTOVA, 9 set. - Fabrizio Gatti e Maurizio Pagliassotti, due grandi esperti dei conflitti invisibili che si sviluppano ai limiti geografici più bui dell'Europa hanno riversato il frutto delle loro esperienze vissute in prima persona in libri che, oltre al valore di testimonianza diretta, si affermano come strumenti di conoscenza e richiamo alle coscienze.

I due scrittori si sono incontrati ieri pomeriggio a Palazzo della Ragione condividendo un avvincente dialogo con Leila Belhadj Mohamed, giornalista esperta di migrazioni, diritti umani, diritti digitali e geopolitica dell'Africa e del Sud Ovest Asiatico.

Da un lato lo sguardo approfondito di Fabrizio Gatti che nel suo "Nato sul confine" rielabora la vicenda di una famiglia siriana e della sua avventura di migrazione via mare affidando la narrazione alla voce di un bimbo non ancora nato, mentre Maurizio Pagliassotti pone nelle pagine dei suoi "Ancora dodici chilometri" e "La guerra invisibile" la descrizione del quadro assurdo che si protrae da decenni facendo dei confini dei luoghi di sperimentazione del limite della democrazia.

È in quelle situazioni di disperata indigenza, in quei territori dove lo stato di diritto collassa che prosperano violenze selvagge, colpevoli compiacenze e gli affari loschi dei trafficanti, mentre l'Europa riduce la questione migratoria a un problema di singole nazioni.

Rinunciando a costruire legami formativi con i paesi di partenza, canali diplomatici, educativi per la costituzione di forme legali di migrazione, sarà in evitabile un prossimo futuro aggravato dallo spopolamento demografico, particolarmente accentuato quello dell'Italia, e dall'accentuazione dello sbilanciamento economico.

Una situazione che dà vigore a certi movimenti antieuropeisti e un'enfatizzata comunicazione negativa del fenomeno migratorio riesce a rinfocolare paure, fomentare conflitti e un certo consenso politico.

E gli stati continuano a spendere capitali ingenti: risorse sottratte alla possibile costruzione di un modo umano che difenda il diritto di emigrazione e costruisca un diritto a non essere costretti a migrare.

(pfs)

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