Vollmann: 'Il calcolo morale non sempre ci da una soluzione ma ci può aiutare a trovare un compromesso'
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- Creato 08 Settembre 2022
- Pubblicato 08 Settembre 2022
MANTOVA, 8 set. - "SALTO SUI TRENI IN CORSA E VADO DOVE MI PORTANO" è il titolo dell'evento che ha visto come protagonista lo scrittore e saggista statunitense William T. Vollmann.
Con lui, nella cornice della Basilica Palatina di Santa Barbara, Claudia Durastanti, scrittrice e traduttrice italiana di origine statunitense da sempre appassionata e sua curiosa lettrice.
Non conosce etichette o confini di genere la prosa di Vollmann: sempre paradossale e a volte provocatorio Vollmann scava nelle caotiche profondità della nostra epoca e dei nostri trascorsi là dove nessuno osa guardare, firmando profluvi di pagine che ben si avvicinano a un'opera-mondo.
Lo sa bene Claudia Durastanti che non nasconde la sua ammirazione per l'autore che lei definisce "classico e romantico e molto meno postmoderno di quanto si possa pensare".
La voce del reporter, dello storico, del reietto e del romanziere spesso si mescolano nella sua vasta produzione: come per esempio nei disperati racconti di prostituzione al centro di "Storie della farfalla", o nell'allucinata saga totalitaria "Europe Central", che nel 2005 gli è valsa il National Book Award. Senza dimenticare l'ambizioso ciclo "I sette sogni", dedicato al mito di fondazione americano e al difficile confronto tra indigeni e pionieri.
Violenza, soprusi, vendetta, giustizia sono temi trattati a piene mani da Vollmann: "la Legge non riguarda la giustizia ma le sue finalità . Ci deve essere un patto tra chi compie il reato e chi governa la giustizia".
"La storia del mondo è la storia della violenza" e partendo da questo assunto di base, Vollmann si è posto l'obiettivo di "elaborare un sistema di calcolo morale che chiarisse quando è accettabile uccidere, quante persone si possono uccidere e così via".
Elaborato nel corso di vent'anni, "Come un'onda che sale e che scende" si basa da un lato su un colossale lavoro sulle fonti (filosofia, teologia, biografie di tiranni, signori della guerra, criminali, attivisti e pacifisti), dall'altro su una serie di esperienze dirette, spesso estreme, che hanno portato l'autore nel cuore dei conflitti di fine Novecento e nelle zone più degradate delle grandi metropoli. Scorrono nelle pagine figure storiche – Platone, Montezuma, Cicerone, Robespierre, Lenin, Leonida, Hitler, san Tommaso, Gandhi, Giulio Cesare – e persone comuni che della violenza hanno fatto un metodo, di difesa o di offesa: i grandi della storia e gli individui più anonimi abbracciati con la stessa equanimità , priva di ogni morale preconfezionata ma sorretta da un'etica profonda e partecipe.
"Non è un libro allegro, ma la cosa migliore da fare con il calcolo morale è quella di interrogarci sempre e cercare di spiegare. - spiega l'autore - Io in genere parto dalle cose più ovvie e vado lentamente per induzione. A volte è semplice: la guerra in Iraq ad esempio è stata ingiusta e immotivata. A volte è più complesso: che si può dire a una donna che reputa corretto circoncidere la figlia ? In questi casi il calcolo morale non ci offre una soluzione ma ci può aiutare a trovare un compromesso".
William T. Vollmann è sicuramente un personaggio che divide: o lo si ama o probabilmente lo si detesta. Ma è innegabilmente una delle figure più complesse e affascinanti della scena letteraria americana, capace di spaziare tra romanzo e racconto, saggio filosofico e reportage, gotico e iperrealismo.
(l.t.)
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