Andri Snær Magnason e il disastro climatico: ‘Per 30 anni siamo stati dilettanti. Dobbiamo agire con professionalità’. In piazza Castello con Luca Mercalli e Tullio Avoledo

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Mantova Festivaletteratura Magnason-Macalli1MANTOVA, 12 set. – Che l'uomo sia il grande distruttore del pianeta è ormai chiaro a tutti (o quasi), ma incredibilmente alla trasformazione climatica che sta investendo interi ecosistemi e minacciando la sopravvivenza di migliaia di specie finora non si è riusciti a contrappore una strategia globale, pur nella consapevolezza che il tempo per agire diventi sempre più limitato, mentre continuano ad aumentare gli effetti dell'impatto dell'uomo sull'ambiente.

A questi temi hanno dedicato le loro competenti produzioni letterarie lo scrittore e attivista ambientale islandese Andri Snær Magnason, il climatologo Luca Mercalli e Tullio Avoledo, scrittore particolarmente attento alla difesa della natura.

Dal loro incontro di ieri in piazza Castello il primo dato emerso è che siamo ormai vicinissimi al punto di non ritorno per quanto riguarda il riscaldamento globale e in conseguente scioglimento dei ghiacciai.

Mantova Festivaletteratura Magnason-Macalli2L'esigenza è di agire rapidamente, adottare provvedimenti di mitigazione e di adattamento agli scenari futuri. "Per 30 anni siamo stati dei dilettanti, bisogna cambiare direzione, agire in base alla scienza con professionalità". È chiaro il richiamo di Andri Snær Magnason ("Il tempo e l'acqua") che si rende conto del fatto che oggi in questo mondo iper razionale tutto viene vincolato a un valore economico, si parla il linguaggio dell'economia della scienza ed è così che il mondo è deragliato.

"Sono un migrante climatico preventivo – così si definisce Luca Mercalli parlando della sua scelta di rifugiarsi in montagna ("Salire in montagna", il suo libro) e di lassù continuare a combattere con la consapevolezza del pericolo e che qualcosa ancora si può fare. "Lo diciamo da 30 anni, il tempo rimanente è sempre meno – una decina d'anni? – ma tutto quello che si deve fare d'ora in poi dovrebbe essere uno sforzo anche economico straordinario, al livello delle spese belliche degli anni '40. Forse anche solo un 2,5% del Pil (che è quello che si spende nel mondo per gli armamenti) potrebbe bastare per contrastare i rischi della catastrofe".

Che ci sia, a livello generale, uno scollamento del concetto di rapporto temporale, secondo Magnason, è evidente: chi governa parla di programmi ma le azioni concrete latitano tra veti incrociati. "Dobbiamo sapere che quello che facciamo ora si rifletterà non solo sulle condizioni di vita dei nostri figli, ma anche delle persone che discenderanno da quelle che amiamo".

La posta in gioco è altissima ed è importante sapere che certe soluzioni sono già praticabili: alcune comportano rinunce, ma altre sono opportunità che si possono realizzare riducendo i consumi di energia e utilizzando fonti rinnovabili, a patto di smetterla di sprecare.

Sono come scialuppe di salvataggio in un mare in cui stiamo naufragando e un insistente campanello d'allarme, come ha fatto presente Tullio Avoledo citando il pensiero di Baba Dioum, ingegnere forestale senegalese: "Alla fine, conserveremo solo ciò che amiamo, ameremo solo ciò che conosciamo, conosceremo solo ciò che ci è stato insegnato".

(gmp)

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