Maaza Mengiste con Carlo Lucarelli: gli ‘Italiani brava gente’ in Etiopia e il peso della storia che tutti portiamo addosso
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- Creato 09 Settembre 2021
- Pubblicato 09 Settembre 2021
MANTOVA, 09 set. – Per scrivere il suo "Il re ombra" la scrittrice statunitense Maaza Mengiste, originaria di Addis Abeba, ha seguito un percorso diretto, ben oltre quanto già pubblicato sul colonialismo italiano in Etiopia, attraverso ricerche mirate in Italia, tra documenti d'archivio e memorie di protagonisti, o racconti dei loro discendenti, di quella guerra costellata di massacri, utilizzo di gas, repressioni e torture.
"Italiani brava gente?": prendendo spunto da questo diffuso luogo comune Carlo Lucarelli ha aperto il dialogo, mercoledì sera in Piazza Castello, con Maaza Mengiste per cercare di approfondire lo spirito con cui l'autrice ha affrontato la narrazione delle vicende legate alla resistenza all'invasione italiana dell'Etiopia.
"Sì, brava gente come tutti i popoli – ha precisato la scrittrice -, ma le entità politiche sanno essere terribilmente peggiori e le persone, sotto l'ipnosi del potere e di ideologie fuorvianti, sanno infliggere pene incredibilmente crudeli ad altri esseri umani".
Ha dovuto superare il sentimento di rabbia, Maaza Mengiste, per ricreare attraverso la complessità dei personaggi una coralità di punti di vista - un contraltare -, il momento storico che ha lasciato una gravosa eredità sui discendenti di quell'epoca.
"Il peso della storia lo portiamo tutti addosso. Ogni generazione, anche senza relazione diretta coi fatti, deve farsi carico di questo onere e deve compensare, come può, i crimini commessi dalle generazioni precedenti".
Fare i conti con il passato, dunque, guardando la storia non come percorso lineare, ma da prospettive diverse perché "la storia è piena di ambiguità , viviamo nell'ambiguità . Dobbiamo avere il coraggio di essere confusi, piuttosto di fissarci su ideologie e propaganda".
Il cenno discreto di Lucarelli alla polemica suscitata dalla statua di Indro Montanelli a Milano ha offerto a Maaza Mengiste l'opportunità di chiarire la sua opposizione in generale alle statue commemorative di gesta più o meno nobili.
"Sì, giù tutte, ma se vogliamo statue, mettiamole di donne che hanno tenuto insieme le comunità mentre i maschi andavano a distruggere altre comunità ".
(gmp)
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