Federico Buffa racconta Franco Baresi: l'umiltà, la tenacia e le lacrime di un grande campione

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Mantova Festivaletteratura Buffa-Baresi1MANTOVA, 08 set. - Una piazza Castello gremita ha accolto l'ex difensore del Milan e della nazionale italiana Franco Baresi.

Con lui a dividere il palco il giornalista televisivo Federico Buffa – la "voce" dello sport per eccellenza – che è l'autore della biografia Libero di sognare che ripercorre le tappe della carriera del grande giocatore.

Una carriera lunga e di successo, partita dalla piccola squadra dell'oratorio di Travagliato, fino ad arrivare ai team guidati da Sacchi, Capello e le battaglie (sportive) in Coppa dei Campioni e in nazionale.

Esordiente a soli 17 anni in Serie A, lo storico capitano del Milan ha segnato un'epoca di gioie (e, naturalmente, dolori) per generazioni di tifosi e tifose italiani. Per usare le parole di Werner Herzog ha ribadito Buffa: "Mi piacerebbe capire il cuore dell'uomo, proprio come Baresi ha capito il gioco".

"Il mio segreto è sempre stato uno: vedere prima lo sviluppo gioco, e quindi giocare d'anticipo partendo sempre un pizzico prima dell'avversario. Poi ovviamente ci devono essere anche la tecnica, la volontà, la determinazione, ma l'anticipo è la cosa che mi ha permesso di diventare quello che sono stato sul campo" precisa umilmente Baresi.

Baresi, ricorda Buffa, nasce e cresce in un casale con la famiglia e i suoi fratelli, e li ha conosciuto anche la povertà e il significato del sacrificio. Un sacrificio che si è trasformato in volontà e determinazione e che ha accompagnato tutta la carriera sportiva del grande capitano del Milan.

"Ho vissuto una vita tranquilla, allora come oggi. Certo da giovane i sacrifici sono stati tanti, ma sono stati importanti perchè sono la base sui quali poi sono diventato un giocatore professionista".

Buffa ricorda il personaggio sempre schivo e di poche parole, e chiede a Baresi il perchè di questo libro biografia: "A 60 anni mi sono guardato indietro, - risponde Baresi - e mi sono detto che forse era il momento di raccontare le tappe della mia vita. E spero in tutta sincerità possano essere di ispirazione per i più giovani".

Mantova Festivaletteratura Buffa-Baresi2L'incontro svela aneddoti curiosi, come il primo pallone dei fratelli Baresi, un vecchio pallone anni 50 in cuoio marrone, che veniva custodito e protetto come un oracolo. E ripercorre la carriera del grande giocatore, fatta di alti e bassi: "E' stata una carriera alternata da successi a sconfitte e delusioni: lo scudetto con il Milan, la serie B, la promozione, poi ancora la serie B, una malattia del sangue che mi ha debilitato e dalla quale ho faticato a riprendermi, e quindi l'epopea Berlusconiana con i successi in coppa Campioni".

Un ricordo va anche ai mondiali del 1982, vinti senza aver mai giocato, e ai mondiali del 1990 in Italia: "Sono stati bellissimi, peccato per l'esito finale. Quella nazionale meritava sicuramente la finale e sarebbe stato bellissimo vincere davanti al nostro pubblico".

Il libro, cosi come l'incontro in piazza Castello, finisce con il ricordo della finale Italia-Brasile persa ai mondiali Usa nel 1994. Sacchi, Baggio, l'infortunio al menisco, l'operazione, il suo incredibile recupero fisico, la sua monumentale prestazione in finale e quindi le lacrime che racchiudevano una vita di sacrifici: "Sono sceso in campo con tutta la forza e la volontà dando il 200%. Purtroppo non è bastato, ma ci ho messo tutta la determinazione possibile".

Baresi si commuove, travolto dai ricordi, e il pubblico lo sommerge con un lungo infinito applauso. Infinito e memorabile come la sua carriera. 

(s.t.)

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