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Di migranti e terre promesse, Riva e Agus ne parlano al Festival

Mantova Festivaletteratura RivaAgusMANTOVA, 13 set. - Scrittori a confronto: Gigi Riva e Milena Agus a Festivaletteratura dialogano intorno al tema del sogno, la ricerca di una "terra promessa" che nei loro ultimi lavori, "Un tempo gentile" e "Non dire addio ai sogni", incrociano le grandi migrazioni di questi anni.

A tirare le fila dell'evento è il giornalista Wlodek Goldkorn che chiede esplicitamente quali siano le terre promesse oggi: Agus risponde che a luoghi interiori corrispondono mète fisiche, come nel suo libro dove i migranti sognano di arrivare in Europa e invece approdano in un non-luogo in terra sarda, un borgo semi-abbandonato provando a farlo diventare di nuovo "un luogo".

Per Riva c'è un concetto di utopia che lui collega al calcio, trasformandolo nell'espediente narrativo da cui far partire il suo racconto: "sono milioni i ragazzi africani che giocano a calcio ovunque possono e sognano l'Europa ed il successo nel mondo del calcio, come riscatto che sembra a portata di mano visto dalle tv che trasmettono il mondo luccicante dell'Occidente". Da giornalista Riva aggiunge che quel sogno spesso si trasforma in incubo quando finti procuratori calcistici truffano le famiglie africane, disposte ad enormi sacrifici economici con l'illusione di una svolta nella loro vita: "il nostro stile di vita europeo, a volte folle, è l'obiettivo a cui tendere per il 98% delle popolazioni del mondo. Con il tema delle migrazioni aspettiamo ancora di farci i conti in modo serio e ragionato".

Goldkorn incalza i due autori e chiede cosa sia per loro la guerra e quanto questa pesi nei loro romanzi. Da esperto di politica estera, Riva premette che viviamo guerre contemporanee che non si possono vincere, completamente diverse dal passato: "dal modello delle guerre con armistizi e nuovi equilibri, siamo passati a guerre asimmetriche in cui il 90% delle vittime è civile". Il suo giovane protagonista si trova abbandonato nella banlieu parigina e viene travolto da una folle guerra religiosa combattuta al di fuori delle classiche regole belliche.

La scrittrice porta il punto di vista delle donne sarde che vedono arrivare i migranti nel paese: non sono più giovani, ma sono donne che non hanno visto la guerra che, come tutti i problemi del mondo, è sempre sembrata lontana, una cosa da leggere sul giornale o vedere in televisione. Mondi diversi che si incontrano e che solo dallo scambio basato su valori contrari a quella della guerra, possono salvare l'umanità e permetterle di migliorarsi.

Emanuele Bellintani 

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Scaricate, consultate e stampate gratuitamente Speciale Festivaletteratura firmato L'Altra Mantova. La versione cartacea sarĂ  reperibile nei principali punti di interesse del Festivaletteratura.

 


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