Nomadland, l'America sulla strada squassata da crisi economica e sociale

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film Nomadland1In un periodo in cui si parla insistentemente dell'ultimo film di Paolo Sorrentino - "E' stata la mano di Dio" in programmazione su Netflix dopo essere uscito sul grande schermo - noi abbiamo deciso di guardare "Nomadland" di Chloé Zhao vincitore di tre Oscar all'ultima cerimona di Los Angeles - miglior film, miglior regista e migliore attrice protagonista, Frances McDormand - ma capace di aggiudicarsi anche il Leone d'Oro all'ultimo Festival di Venezia e il Golden Globe come miglior film drammatico e per la miglior regia.

Nomadland, tuttora in programmazione su Disney+, tutti questi premi se li è meritati. La sua capacità di colpire lo spettatore allo stomaco in maniera educata ma estremamente efficace rimane, secondo noi, una delle sue virtù principali.

Senza urlare, senza effetti speciali ma con estremo realismo fornisce uno spaccato socioeconomico degli Stati Uniti frastornati dalla crisi economica e, allo stesso tempo, tratteggia il quadro di una delle reazioni umane a questa crisi. Una reazione di persone spogliate di molto, che, come nel caso della protagonista Fern - una strepitosa e intensa Frances McDormand - vedono sparire sotto i loro piedi prima gli affetti, il marito e compagno di una vita, ucciso da una terribile malattia, poi il lavoro e infine la stessa città la cui cancellazione è certificata dall'annullamento del codice postale. Empire, nata nel freddo Nevada, diventa una città fantasma quando chiude la fabbrica di cartongesso attorno a cui ruotava l'intera comunità. La gente è costretta ad andarsene e anche Fern fa la sua scelta. Decide di abbandonare la casetta aziendale dove viveva e acquista un van con il quale si mette in movimento alla ricerca di un lavoro, ma, più in generale, di se stessa e di una ragione per andare avanti.

La splendida fotografia restituisce paesaggi estremamente differenti: freddi come il Nevada, caldi e desolati come l'Arizona e il Texas. Nel suo peregrinare Fern scopre una vera e propria comunità di nomadi che "in sella" ai loro camper, ai loro van e trascinando roulotte si spostano nella parte occidentale degli Usa sostenendosi a vicenda e cercando di dare un senso a un'esistenza messa a dura prova da anni di lavoro - spesso maplpagato e poco appagante - che adesso non c'è più o quando c'è è saltuario, a termine.

Ma c'è anche chi, per scelta, ha deciso di uscire dagli ingranaggi del capitalismo e della produttività per darsi una seconda possibilità: quella della vita. Attori non professionisti ma nomadi veri come Swankie e Linda May contribuiscono a rendere ancora più realistico questo viaggio in un Paese sterminato, affascinante e crudele. Fern stabilisce relazioni e conosce persone che se ne vanno e poi ritornano nel perpetuo peregrinare a bordo del suo van. Torna dalla sorella quando questo si rompe e ha bisogno di soldi per ripararlo ed è evidente la sua insofferenza verso la stabilità. Una insofferenza che esplode quando decide di passare qualche tempo a casa di David, un nomade che per lei nutre un sentimento vero tanto da chiederle di rimanere nella sua fattoria insieme ai suoi figli. Ci prova, Fern, ma quella non è più la sua vita. Riprende il van e se torna sulla strada perché è lì, ormai, la sua vita.

Emanuele Salvato

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Nomadland di Chloé Zhao con con Frances McDormand e David Strathairn. Uscita al cinema il 29 aprile 2021. Durata 108 minuti, in programmazione su Disney+


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