Clickbait, la Rete e le sue drammatiche insidie: su Netflix una miniserie tambureggiante e senza respiro

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serie Clickbait1Nick Brewer (interpretato da Adrian Grenier) è un padre di famiglia tenero e affettuoso con moglie e figli, capace di perdonare il tradimento della moglie (Betty Gabriel) per la quale sembra nutrire un amore quasi ideale.

Nick è un professionista (fisioterapista) esemplare e stimato che opera impeccabilmente e senza morbosità e secondi fini in una squadra femminile di pallavolo, nonché fratello ideale anche per la severità giusta dimostrata nei confronti della scapestrata sorella Pia (Zoe Kazan).

Un uomo apparentemente senza macchie che un giorno, improvvisamente scompare riapparendo nella rete in un video shock nel quale, con il volto insanguinato, mostra cartelli in successione dai testi inquietanti e apparentemente inspiegabili quali "Io abuso delle donne", "A 5 milioni di visualizzazioni morirò" e la sentenza: "io ho ucciso una donna".

Una partenza tambureggiante quella di Clickbait, la miniserie di 8 puntate tuttora in onda su Netflix, che punta il dito contro le insidie del web e la sua capacità di rovinare reputazione e vita di persone e intere famiglie. Già dal titolo, infatti, si capiscono gli intenti di Tony Ayres e Christian White, i creatori della miniserie girata in Australia anche se ambientata a Oakland negli Stati Uniti. Clickbait letteralmente significa "esche da click" e identifica un modus operandi in uso su Internet di creare contenuti virali (video e testuali) per aumentare visualizzazioni e click, soprattutto a fini economici (più click uguali più guadagni pubblicitari). Ma in questa fiction le motivazioni dell'obiettivo, ossia le 5 milioni di visualizzazioni, sono tutt'altro che economiche.

Il ritmo delle puntate è vorticoso e ognuna di queste inquadra la storia dal punto di vista dei protagonisti della serie (la sorella, la moglie, i figli, il reporte, l'amante...). Una tecnica non nuova ma certo ben utilizzata in questo prodotto a cavallo fra il thriller e il noir psicologico e comportamentale, con una poderosa sottolineatura sui pericoli, enormi, che un uso distorto della Rete, dei social, dei siti di incontri ma di Internet in generale, può generare. E non manca anche un'evidente accusa al modo di operare di certa stampa senza scrupoli, pronta a tutto, anche a passare sulla vita delle persone, pur di portare a casa uno scoop.

I colpi di scena sono il sale della trama e preparatevi a stupirvi perché nulla è come sembra, fino al colpo di scena finale. Certe situazioni narrative, a dire il vero, possono risultare un po' tirate per i capelli e certi personaggi rischiano di sconfinare nel territorio delle 'macchiette' - il detective buono e un po' ingenuo, un figlio problematico, la sorella ribelle in contrasto al fratello in aura di santità almeno fino alla comparsa dei video sul web - ma complessivamente l'impalcatura funziona e anche bene, tanto che non ci sempre eccessivo affermare che Clickbait è una serie che merita di essere vista.

(e.s.)

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Clickbait di Tony Ayres e Christian White con Adrian Grenier, Zoe Kazan, Betty Gabriel; miniserie in otto episodi da circa un'ora; V.M. 14, genere Thriller/Giallo, in programmazione su Netflix


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