Una serie, un libro e una canzone si concentra sull'8 marzo: donne, sicure ci sia qualcosa da festeggiare?

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serie HannahGadsbyDouglas1MANTOVA, 08 mar. - Oggi è la "Festa della Donna", un momento che voglio sfruttare per accantonare le mimose e la retorica e parlare senza mezzi termini di quella che è la condizione della donna in Italia.

Oggi l'attenzione sarà alta, domani tornerà tutto come prima, ovvero chi lotta continuerà a farlo e chi non lotta continuerà a dire che non ce n'è bisogno, perché ormai la donna è senza ombra di dubbio al pari dell'uomo. Io lotto tutti i giorni, perché tutti i giorni sento storie di amiche, conoscenti, colleghe ma anche sconosciute, che mi fanno rabbrividire. Perché tutti i giorni leggo titoli di giornale sessisti, mi imbatto in film misogini, scopro programmi televisivi diseducativi. Perché sono convinta che le ingiustizie siano ancora troppe e non ne venga sufficientemente parlato.

Succede in continuazione, è successo anche pochi giorni fa sul palco di Sanremo, quando Amadeus ha chiesto a Cristiana Girelli, bomber della nazionale di calcio, se si ispirasse a qualche maschietto. Dopo che lei aveva fatto un discorso sull'emancipazione del calcio femminile e sul fatto che ha la stessa dignità di quello maschile, lui non trova di meglio da chiederle di "Come sei diventata centravanti? Ti sei ispirata a qualche maschietto?". Sipario. Anche per questa edizione, anno domini 2021, i fiori sono stati ampiamente elargiti alle femminucce, ma non sia mai che un cantante maschio riceva un bouquet, ché i fiori sono cose da donzelle. Meno male che, dove non arrivano autori e presentatori, arrivano artiste a artisti: Francesca Michielin ha regalato a Fedez il suo mazzo, Arisa ha fatto lo stesso con Michele Bravi e i Maneskin con Manuel Agnelli, per citarne alcuni. Ma passiamo a Fiorello, che più di una volta ha perso l'occasione di tacere ed evitarsi quindi pessime figure. Abbiamo sul palco dell'Ariston Vittoria Ceretti, modella di fama internazionale, di una bellezza mozzafiato e un portamento ed eleganza rari, e lui decide di metterla a suo agio con un "Tu sei bella magretta eh". Ma del resto, da uno che intavola una gag comica sul nome delle dita dei piedi cosa avremmo mai potuto aspettarci? Dulcis in fundo c'è la polemica nei confronti del povero Fedez, attaccato da tutti perché durante l'esibizione della prima serata era palesemente nel panico, e a fine canzone si è commosso, sciogliendo la tensione con un bellissimo abbraccio liberatorio a Francesca Michielin: "Niente da fare. Fedez da quando è il signor Ferragni è diventato subalterno alle femmine. Persino Francesca Michielin appare dominante. Riprenditi Federico" commenta Adinolfi, che non riesce a vedere oltre gli stereotipi più machisti e medievali. Caro Adinolfi, mostrare le proprie emozioni ed essere in sintonia col genere femminile non è un segno di debolezza, non rende Fedez subalterno, lo rende, semmai, una persona libera da una mascolinità tossica che onestamente ha anche stancato. Oggi parliamo di parità di genere, ci sarebbero tantissime cose da dire, spero dunque che i seguenti siano solo spunti da cui partire per approfondire l'argomento.

Iniziamo parlando di libri. Il primo che voglio consigliarvi, e che io stessa ho usato per iniziare a capire i meccanismi del sessismo, è "Parità in pillole" di Irene Facheris. C'è da dire che le persone che si autoproclamano non sessiste e non maschiliste spesso sono le prime a esserlo. Esiste tutta una questione di sessismo/maschilismo interiorizzato, ovvero modi di pensare/comportarci stereotipati, che la società ci impone fin dalla nascita, e che spesso non ci rendiamo conto di avere assorbito. Nessuno ne è immune: occorre semplicemente prenderne atto e modificare i nostri comportamenti, se davvero vogliamo arrivare a una parità di genere. Esistono donne profondamente maschiliste ma anche uomini convintamente femministi.

Come Lorenzo Gasparrini, che con il suo libro "Non sono sessista ma..." ci guida nel riconoscere il sessismo, consapevole o inconsapevole, insito nelle parole che scegliamo di usare e in quelle che leggiamo ogni giorno, per capire come ci viene imposto un certo tipo di linguaggio e come trovare le vie e gli strumenti per eliminarlo. "Ragazze elettriche" di Naomi Alderman è invece un interessante, e a tratti inquietante, romanzo distopico che racconta di un mondo dominato dalle donne, in cui gli uomini sono ridotti in semi schiavitù. Le ragazze adolescenti protagoniste di questa storia hanno infatti sviluppato una sorta di energia elettrica capace di fulminare chiunque cerchi di molestarle. La società si è ribaltata e le donne ora distruggono, violentano, seviziano e uccidono proprio come prima di loro avevano fatto gli uomini. Concludo con due opere imprescindibili: "Questione di genere. Il femminismo e la sovversione dell'identità" di Judith Butler, un classico del femminismo internazionale, e "Manuale per ragazze rivoluzionarie: Perché il femminismo ci rende felici" di Giulia Blasi, che invita tutti a fare la rivoluzione, perché ormai non c'è più tempo da perdere.

Passiamo ora a uno show la cui protagonista ha rivoluzionato il concetto di stand-up comedy, decidendo consapevolmente di sfruttare il meccanismo tensione-risata per aprirsi col pubblico e condividere i suoi traumi. Omofobia, sessismo, misoginia e odio sono gli argomenti con cui Hannah Gadsby risveglia lo spettatore dal suo torpore e gli getta in faccia un sacco di merda, per dirla à la française. C'è poco da aggiungere: aprite Netflix e concedetevi di ridere e piangere grazie alla potenza di questo straordinario monologo. Anche la filmografia recente si sta occupando di questi attualissimi temi. Un esempio significativo è "La battaglia dei sessi" con Emma Stone e Steve Carrell. Racconta della battaglia di una delle più grandi tenniste al mondo, Billie Jean King, contro il sessismo nello sport e per l'equo compenso delle giocatrici, pagate un decimo rispetto ai colleghi uomini. King accettò di sfidare, nel settembre del 1973, l'ex campione di tennis ormai cinquantenne Bobby Riggs, che sfruttò l'occasione per tornare sotto ai riflettori in quella che fu una partita epocale. L'evento, soprannominato proprio "La battaglia dei sessi", richiamò 30.492 spettatori e oltre 90 milioni di telespettatori collegati da 37 nazioni. Non vi spoilero il finale, ma vi dico che il match è tuttora considerato un evento molto significativo per lo sviluppo del rispetto e del riconoscimento dato al tennis femminile. King disse: "Ho pensato che saremmo tornati indietro di 50 anni se non avessi vinto quella partita. Avrebbe rovinato il circuito femminile e fatto perdere l'autostima a tutte le donne". Segnalo, infine, "We want sex" e "Il diritto di contare": aprite YouTube e guardatevi i trailer, ci sono molti modi in cui potete fare un bel gesto nei confronti delle donne, in questo giorno simbolico, regalare le mimose è scontato e pure abbastanza inutile, guardare un film che racconta degli sforzi che hanno fatto per guadagnarsi quello che agli uomini è sempre spettato di diritto è di gran lunga più educativo e sensato. E poi, iniziare a lottare al loro fianco.

"Sexual violence doesn't start and end with rape/It starts in our books and behind our school gates/Men are scared women will laugh in their face/Whereas women are scared it's their lives men will take" cantano gli Idles in "Mother". Si perdono le rime ma traduciamola in italiano per renderne la cruda verità: "La violenza sessuale non comincia e finisce con lo stupro/Comincia con i nostri libri e dietro le porte delle nostre scuole/Gli uomini hanno paura che le donne gli ridano in faccia/Mentre le donne hanno paura che siano le loro vite a essere prese dagli uomini". Il cantante Joe Talbot parafrasa una citazione di Margaret Atwood per evidenziare la disparità di potere nei ruoli, nelle relazioni, nelle paure diverse che attanagliano gli uomini le donne. In un'interessante intervista a "Wired Noise" (https://medium.com/wirednoise/idles-talk-debut-album-brutalism-gender-roles-and-coming-summer-pummel-tour-b507c2295788) racconta: "Molti uomini tentano di controllare le donne, io l'ho fatto in passato quando ero più giovane, perché ero terrorizzato dall'idea di non essere abbastanza per la mia ragazza. Si tratta di essere aperti a questa vulnerabilità, e alcuni uomini si spingono troppo oltre e diventano violenti". Queste sono parole che provengono da voci maschili, ed è bello quando gli uomini usano i loro privilegi (in questo caso uno spazio musicale, il fatto di potere parlare da pari ai propri amici, colleghi, conoscenti) per portare a galla i mille problemi che le donne devono affrontare, spesso da sole. Un'altra bella voce è quella di Margherita Vicario, che nella canzone "Mandela" (ma ce ne sono altre interessanti, come "Cappottino", in cui viene rivendicato il diritto della donna a raggiungere un orgasmo, invece che dovere sempre e solo curarsi del piacere del partner) ci parla di cose molto scottanti. Tipo? Tipo un fatto di cronaca avvenuto a Firenze nella notte tra il 6 e il 7 settembre 2017, quando due carabinieri in servizio abusarono di due studentesse statunitensi, approfittando della loro ubriachezza. "Sola sola/Non mi ricordo a che ora/Nella notte buia/Io non ho paura/Anche se la sera guardo giù per terra perché sai, non sembra/Ma qui c'è una guerra/Non è che temo gli indiani oppure i rumeni/Quelli che dormon per strada/Il più delle volte sono i più sereni/A volte li fermano i carabinieri/Ma se fermano me/Che ho bevuto non proprio del tè/Magari son bionda e parlo anglais/E son cazzi amari, cazzi in divisa/Oh cazzo che sfiga/Questa è l'Italia che odia l'indiano che mette benzina". Vi lascio con una frase tanto cruda quanto vera: "I gave it all, but under patriarchal law I'm gonna die a virgin". È tratta dalla canzone "Hand solo" di Marika Hackman. Nel brano si parla della masturbazione femminile, considerata ancora da troppe donne come un tabù e percepita come qualcosa di vergognoso e imbarazzante. Questa frase, la più potente della canzone, vuole sottolineare l'idea patriarcale che il piacere delle donne in ambito sessuale non è importante, a meno che sia funzionale alla gratificazione dell'uomo, che viene coinvolto attivamente. Nella nostra società, la perdita della verginità è esclusivamente connessa al sesso penetrativo, in questo modo la sessualità di migliaia di donne queer viene semplicemente annullata.

Oggi è la "Festa della Donna", e io ho voluto spiegarvi perché non c'è proprio nulla da festeggiare. Dobbiamo combattere ogni giorno, tutte e tutti insieme, le donne hanno più bisogno di supporto che di fiori.

Isabella Benaglia


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