Covid, nelle Rsa morti raddoppiati nella prima ondata. Cremona peggio di Mantova. A dirlo il Rapporto di Ats Val Padana

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Vecchiaia CasaDiRiposo3MANTOVA, 20 mag. - Sono raddoppiati i morti di covid nelle Rsa dell'Ats Val Padana nel primo quadrimestre del 2020. A dirlo lo studio condotto dall'Ats Val Padana sull'effetto della pandemia nelle case di riposo nel corso della prima ondata del virus.

In particolare, il rapporto pubblicato sul sito dell'Ats specifica che per poter "quantificare l'impatto del Covid 19 su questo gruppo di popolazione, si è proceduto al confronto della mortalità nel primo quadrimestre 2020 rispetto a quella sperimentata nello stesso periodo nel 2019 e nel 2018 (utilizzato come anno di riferimento), tra gli ospiti delle RSA e tra i soggetti non istituzionalizzati con un'età di 75 anni o più".

E proprio questo confronto ha permesso di evidenziare come nel primo quadrimestre del 2020, il numero di morti è stato pari a 2.070 nelle RSA e 2.716 tra gli ultrasettantacinquenni non istituzionalizzati (un totale di 4.786, rispetto ai 4.343 analizzati per la pubblicazione su E&P). Nello stesso periodo del 2018 i decessi erano stati rispettivamente 893 e 1675. "L'utilizzo di appropriate tecniche statistiche - riporta l'Ats Val Padana in una nota sul rapporto redatto dall'Osservatorio Epidemiologico di Ats Val Padana, con primo autore Paola Ballottari - che hanno permesso il confronto del rischio di morte tra il 2020 e il 2018 a parità di condizioni di salute, sesso ed età, ha evidenziato un rischio più che doppio nelle RSA in tutta l'ATS Val Padana (RR = 2,35), con una differenza tra le due province di Mantova e Cremona a sfavore di quest'ultima, dove l'epidemia si è diffusa prima e verosimilmente circolava dall'inizio di febbraio".

La stessa tipologia di analisi riferita agli ultrasettantacinquenni non istituzionalizzati ha stimato per l'ATS un incremento della mortalità del 78% nel 2020 rispetto al 2018 (RR = 1,78); anche in questo caso, in analogia con quanto accaduto nelle RSA, l'incremento è stato maggiore nella provincia di Cremona rispetto a Mantova.

Il confronto tra territorio e RSA in ciascun anno ha mostrato come già prima della pandemia esistesse un gradiente importante in termini di mortalità a sfavore degli ospiti delle RSA; del resto, questi sono notoriamente soggetti più fragili, con più comorbidità e disabilità motorie e cognitive. Tale confronto, tuttavia, è in parte distorto (e può dare adito ad interpretazioni fuorvianti) in quanto non esiste uno strumento univoco in grado di misurare adeguatamente ed allo stesso modo la fragilità dentro e fuori le strutture; in particolare, gli indicatori di patologia costruiti sulla base dei flussi amministrativi sottostimano la fragilità degli ospiti delle RSA rispetto ai soggetti presenti sul territorio.

Anche in considerazione di questi aspetti metodologici, è stata condotta un'analisi specifica che, mettendo a confronto l'incremento di mortalità tra il 2018 ed il 2020 stimato separatamente nelle RSA e nel territorio, ha consentito di rilevare un incremento di mortalità nelle RSA del 67% più elevato rispetto a quello registrato sul territorio (RR = 1,67).

Per quanto riguarda l'analisi delle cause di morte, dei 2.070 decessi registrati tra gli ospiti delle RSA nel 2020, 315 (15%) hanno come causa principale di morte il Covid-19 e 349 (17%) cause respiratorie; sono comunque aumentate in generale tutte le cause e in particolare quelle infettive, del sistema nervoso, le cause psichiche e quelle classificate come "maldefinite". Bisognerà attendere i dati relativi al resto dell'anno 2020 per capire se la diffusione a pioggia dell'eccesso di mortalità sulle differenti cause di morte sia figlia del periodo temporale considerato - quando ancora la patologia era misconosciuta e le regole di imputazione delle cause di morte non ancora sedimentate - o se gli effetti indiretti del Covid-19 manterranno una posizione di rilievo anche nei mesi successivi.

Infine, la parte dello studio finalizzata all'identificazione dei determinanti della mortalità ha mostrato che la quota più rilevante delle differenze di mortalità è spiegata dalle caratteristiche individuali degli ospiti (fragilità, età e sesso) e solo per il 7% dall'appartenenza alle singole strutture; al riguardo, è stato evidenziato un eccesso di rischio associato con la presenza di operatori positivi e con il trasferimento di pazienti dagli ospedali.

I risultati di questa ricerca sono in linea con quanto riscontrato dall'ATS Città Metropolitana di Milano sul proprio territorio e dall'ARS Toscana sull'intera regione. Quest'ultima ha anche descritto un picco di mortalità addirittura maggiore nei mesi di ottobre e novembre che, almeno dall'analisi dei dati preliminari, sul nostro territorio non si è realizzata.

In tal senso, è già prevista l'estensione dello studio a tutto il 2020, per valutare l'andamento della mortalità nelle RSA dell'ATS della Val Padana nell'arco dell'intero anno.

A questo link il report completo di Ats Val Padana


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