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Mantova e Lombardia: è caos su scuole chiuse, dad e deroghe

Italia Coronavirus ScuolaElementare1MANTOVA, 07 mar. - Scuole chiuse in provincia di Mantova da venerdì 5 marzo dopo l'ordinanza regionale che pone la Lombardia in zona arancione rafforzato, ma alcune deroghe previste dal ministero dell'istruzione relativamente alla didattica in presenza per alcune categorie stanno generando un po' di caos nella provincia di Mantova ma in generale un po' in tutta la regione.

Infatti, secondo il D. M. n. 39 del 26 giugno 2020, le istituzioni scolastiche, in dette condizioni, sono tenute a garantire la frequenza scolastica in presenza, in condizioni di reale inclusione, degli alunni con disabilità e degli alunni e studenti figli di personale sanitario o di altre categorie di lavoratori, le cui prestazioni siano ritenute indispensabili per la garanzia dei bisogni essenziali della popolazione. Il nuovo DPCM prevede tale forma di tutela per gli studenti con disabilità e con bisogni educativi speciali. Nulla dice, invece, circa i figli dei lavoratori le cui prestazioni sono da ritenersi indispensabili.

Su questo specifico profilo è intervenuta la nota MI n. 343 del 4 marzo 2021 in base alla quale restano attuabili, salvo ovviamente diversa disposizione delle Ordinanze regionali o diverso avviso delle competenti strutture delle Regioni, da verificare da parte degli USR, le disposizioni del Piano Scuola 2020-2021 ("Documento per la pianificazione delle attività scolastiche, educative e formative in tutte le Istituzioni del Sistema nazionale di Istruzione", approvato con DM 26 giugno 2020, n. 39), nella parte in cui prevedono che vada garantita anche "la frequenza scolastica in presenza... degli alunni e studenti figli di personale sanitario o di altre categorie di lavoratori, le cui prestazioni siano ritenute indispensabili per la garanzia dei bisogni essenziali della popolazione", secondo quanto indicato dalla nota 1990/2020, "nell'ambito di specifiche, espresse e motivate richieste e ... anche in ragione dell'età anagrafica".

A chi va garantita, dunque, la didattica in presenza? Non si rischia, con tutte queste deroghe, di avere una presenza scolastica che contrasti un po' con la necessità di evitare quelle occasioni di socialità che possono essere veicolo per la diffusione del virus? Ma a questo punto il problema sta anche nella non uniformità delle risposte proposte dai dirigenti scolastici, che differiscono in termini di offerta. Ecco che si sta generando una confusione che coinvolge famiglie, docenti e personale scolastico.

I dirigenti scolastici lombardi di Anp (Associazione nazionale dirigenti pubblici e alte professionalità della scuola) hanno scritto una lettera al governatore Fontana per chiedere chiarimenti su quali comportamenti adottare. In particolare, nella lettera i dirigenti evidenziano le difficoltà di gestire contemporaneamente didattica in presenza per i tanti alunni con diagnosi, aggravata dalla frequente necessità dei docenti di svolgere le attività in dad da casa perché la rete Internet scolastica è inadeguata. E in una nota del 5 marzo la stessa Anp scrive di non ritenere "accettabile, soprattutto nello scenario in rapido peggioramento che caratterizza la situazione pandemica attuale, rimettere ai dirigenti scolastici l'individuazione delle categorie di cittadini legittimate a fruire della didattica in presenza per i propri figli".

Continua la nota Anp: "Se la didattica in presenza per i figli dei key worker costituisce un diritto, allora non è dato arbitrio: non possono essere i dirigenti scolastici a individuare chi sia il titolare del diritto dando luogo, inevitabilmente, a ricostruzioni diverse e conseguenti disparità di trattamento nei confronti dei genitori. Abbiamo chiesto al Ministero dell'istruzione di intervenire urgentemente sulla questione, già molto sentita in vaste aree del Paese, emanando il previsto 'atto dispositivo'. Ribadiamo che è assolutamente necessario individuare criteri univoci per l'attuazione del principio affermato dal D.M. n. 39/2020 a tutela dei diritti dei key worker e dell'interesse pubblico alla salute collettiva".

I Sindacati di categoria hanno diffuso una nota in cui invitano "i dirigenti scolastici ad emanare disposizioni coerenti con le deliberazioni collegiali in merito alla DaD; evitando la confluenza presso le scuole dei docenti quando le stesse attività potrebbero essere svolte utilmente dalla propria abitazione, fermo restando la salvaguardia in presenza delle attività per l'inclusione scolastica, le attività laboratoriali o di esperienze di studio e lavoro (PTCO)".


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