Crisi, Fipe-Confcommercio: 'A rischio 30mila imprese e 130mila posti di lavoro'

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Crisi Negozi3ROMA, 13 nov. – Secondo le previsioni di Fipe-Confcommercio, 30mila imprese sono a rischio chiusura con la conseguente perdita di almeno 130mila posti di lavoro, che andrebbero ad appesantire l'emorragia di occupati subita dal settore durante la pandemia.

Il quadro tracciato da Lino Enrico Stoppani, presidente di Fipe-Confcommercio, è stato illustrato in settimana nel corso dell'assemblea annuale della Federazione italiana pubblici esercizi, organizzata a Roma alla presenza del neo ministro delle Imprese e del made in Italy, Adolfo Urso, del presidente della Conferenza delle Regioni, Massimiliano Fedriga e del presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli.

Stoppani ha inquadrato questi numeri nell'attuale contesto economico dominato da instabilità e insicurezza: se la ripresa del turismo è stato un toccasana per l'economia del Paese, la guerra, la diffusione di nuove varianti Covid, i costi dell'energia e delle materie prime fuori controllo, il pesante ritorno dell'inflazione, proiettano l'ombra della recessione sul futuro del settore.

"Trovarsi in crisi permanente – ha detto Stoppani – significa dover prendere nuove decisioni, impone capacità di adattamento e di visione sul futuro, comporta essere sottoposti ad un continuo stress, individuale e collettivo". "Un settore come il nostro – sottolinea – uscito dall'emergenza in gravissime condizioni, va sostenuto con provvedimenti emergenziali di rafforzamento e di estensione temporale dei crediti d'imposta sui costi energetici, la rateizzazione delle bollette e nuovi interventi di sostegno alla liquidità delle imprese, anche con gli strumenti di garanzia pubblica. Inoltre va definito un Piano energetico nazionale che preveda la diversificazione delle fonti e dei fornitori, con l'implementazione di un 'Recovery fund energetico' europeo, capace di correggere anche il perverso meccanismo di determinazione del prezzo dell'energia".

Ma il settore ha bisogno anche di misure che affrontino i nodi strutturali emersi durante la pandemia. Per primo il lavoro, tema centrale per un settore che fa del servizio l'elemento premiante della sua offerta, ha fatto presente il presidente. Sono necessarie politiche attive in grado di riqualificare, innovare e investire sulle competenze – vecchie e nuove – e percorsi di orientamento per i giovani verso percorsi formativi e scolastici in grado di dare prospettive occupazionali, contrastando anche il dumping contrattuale che interessa il settore. Senza dimenticare il riordino delle norme che regolano il mercato, per dare corpo al principio "stesso mercato, stesse regole". Infine politiche di rigenerazione urbana che vedano i pubblici esercizi come una risorsa e non come un problema, valorizzando i dehor come parte di un nuovo progetto di spazio pubblico finalizzato a rendere le città più belle, più attrattive e più sicure.

(askanews)


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