Giappone, in mare l'acqua contaminata di Fukushima. Governo rassicura: 'E' sicura'

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Giappone Fukushima IncidenteNucleare-11Marzo1TOKYO, 14 apr. – Fonti governative confermano che il Giappone ha deciso ieri di dare il via libera ufficiale al rilascio in mare dell'acqua contaminata conservata attorno alla centrale nucleare di Fukushima-1, dove in seguito allo tsunami dell'11 marzo 2011 si è avuto il peggiore incidente nucleare dopo Cernobyl.

L'esecutivo ha dato il via libera al piano presentato dalla Tepco, la società elettrica proprietaria della centrale, per lo smaltimento delle acque stoccate presso la centrale e ha incoraggiato la Tepco ad avviare il rilascio in circa due anni in mare dell'acqua contaminata.

Nel contempo i ministri del gabinetto Suga, riuniti con le altre autorità competenti, ha anche deciso di rafforzare le attività di monitoraggio della salute del mare e di controllare che l'operazione non produca danni alle risorse ittiche. Il rilascio in mare, comunque, non potrà avvenire prima che l'Agenzia per la regolazione nucleare dia il via libera.

La questione, discussa da molti anni, riguarda l'acqua contaminata quotidianamente utilizzata per il raffreddamento dei reattori, che è poi sottoposta a un articolato trattamento per rimuovere gli isotopi radioattivi. Purtroppo, però, non si è ancora riusciti a eliminare il trizio, dannoso per gli umani se assunto a grandi dosi. Così da anni quest'acqua viene accumulata in grandi serbatoi che ormai circondano la centrale.

Lo spazio per collocare questi grandi silos, che sono ormai più di mille, sta terminando e secondo la Toden (Tepco) entro l'estate del 2022 non ce ne sarà più. La quantità di acqua stoccata nei serbatoi aveva superato a ottobre dello scorso anno 1,23 milioni di tonnellate. Ogni giorno si producono circa 140 tonnellate di questa acqua.

Una commissione apposita istituita presso il ministero dell'Economia e dell'Industria nipponico a febbraio dello scorso anno aveva concluso che uno smaltimento in mare dopo il trattamento è un'"opzione realistica", perché i livelli di contaminazione non sarebbero preoccupanti. Acqua contenente trizio è solitamente rilasciata nell'oceano da strutture nucleari in tutto il mondo.

Le linee guida per questa operazione richiedono che questa acqua sia diluita fino a un settimo del limite raccomandato per l'acqua potabile dall'Organizzazione mondiale della sanità.

L'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) e l'Agenzia per la regolazione nucleare giapponese hanno espresso l'opinione che il rilascio di questa acqua scientificamente è plausibile e non pone pericoli ambientali. L'ipotesi che acqua contaminata possa essere smaltita in mare incontra, tuttavia, una forte opposizione dei pescatori della regione che hanno già dovuto subire un danno incalcolabile a causa dell'incidente di Fukushima.

L'Associazione nazionale dei sindacati dei pescatori lo scorso anno ha chiarito: "Siamo assolutamente contrari al rilascio (dell'acqua), che non incontrerebbe alcuna comprensione da parte del popolo". L'esecutivo nipponico ha detto che intende lanciare un dialogo per identificare come attutire eventuali impatti alla pesca e ha chiarito che la Tepco dovrà fornire compensazioni laddove la reputazione dei prodotti locali venga danneggiata dal rilascio dell'acqua contaminata.

L'attesa decisione, inoltre, ha provocato nei giorni scorsi proteste da parte dei paesi vicini. In Corea del Sud il governatore della provincia di Jeju ha minacciato di portare il Giappone nelle corti internazionali se procederà con il piano. In Cina il ministero degli Esteri, per bocca del portavoce Zhao Lijian, ha detto che il Giappone dovrebbe "immediatamnete rendere disponibili in maniera volontaria, precisa, stringente, accurata, aperta e trasparente tutte le relative informazioni e assumere decisioni prudenti dopo piena consultazione con i paesi vicini".

(askanews)


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