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Gavioli va in Inghilterra - Diario di Viaggio: road to Salisburgo, ma freddo e fatica iniziano a farsi sentire

Mantova GavioliStefano ViaggioInghilterra9 SalzburgL'Altra Mantova ha deciso di seguire Stefano Gavioli, disoccupato over 50, in questa sua impresa su due ruote per raggiungere l'Inghilterra.

Come già fece nel 2014, in occasione del viaggio a Bruxelles, sempre in bici, Gavioli terrà una sorta di "Diario di Viaggio" sulle nostre pagine, nella sezione "Viaggi". Buona avventura. Recuperiano qualche corrispondenza visto che abbiamo avuto qualche problema di collegamento con Gavioli.

10 settembre. Krimml

Mattino. Diluvia. (Niente dinuovo).

Mi consolo con la colazione. Mangio come un drago. (Niente di nuovo)

In tutta la sala sono l'unica persona che fa colazione. (Neanche questo è niente di nuovo),

La sala è buia, in un angolo ci sono un paio di tavoli ricoperti dal buffet. La tivù è sintonizzata su qualche canale austriaco. Sulle cime delle montagne, nebbia e neve.

La titolare del bed end breakfast è preoccupata per me. Il percorso iniziale che porta alle cascate, lei mi dice, "è più adatto agli escursionisti con zaino e scarponi, che ai cicloturisti". E mentre mi spiega questo, mi appoggia una mano sulla spalla. Il suo gesto mi sorprende. E' un gesto di grande confidenza.

Io la rassicuro. Le dico che scenderò giù. Poi fino a Salisburgo.

Com'è strana la vita. Solo ieri ero contento di averlo superato il tunnel. E, oggi devo ritornare di nuovo a Mattersill. Solo che non devo superare il tunnel, ma faccio faccio un percorso diverso.

(Anche qui, tutta la mia improvvisazione. Avrei risparmiato due giorni se fossi stato attento a Mettersill).

Risalgo in bicicletta. Diluvia. Prendo secchiate d'acqua. Nessun ciclista in giro. Ma come? La "famosissima" pista ciclabile dei tauri. E l'unico ciclista sono io.

Devo ammettere che la ciclabile non mi piace un granché. Pochi i paesaggi mozzafiato. Però, almeno è in discesa.

Verso le quattro del pomeriggio arrivo a Mattersill. E' domenica. Piove, Supero Mattersill e arrivo fino a Hollersback. Ancora acqua. Oltre ad essere fradicio, sono pieno di freddo.

Hollersback è un paese che non mi ispira.

Decido di fare una pazzia. Torno indietro a Mattersill. Ho l'idea che mi sarà più facile trovare un rifugio.E poi recupererò il tempo perso, domani.

Mattersill è una piccola cittadina. Mentre arrivo un sacco di persone entrano in chiesa. C'è una bella piazza. Faccio u giro del paese. Per ben due volte trove l'insegna "Zimmer". Ed entrambe le volte al campanello non risponde nessuno. Poi, trovo un altro Zimmer. E la signora che si presenta alla porta, una signora grossa e con i capelli unti, appena mi vede, scopre che sono un ciclista e sono da solo, allora dice che è al completo. Stavolta sono io che sono contento. Chissà cosa avrei trovato lì dentro.

Ritorno in piazza. C'è un bell'hotel. Ma l'hotel fa anche da bed end breakfast, Ci giro intorno. Penso che se qui mi prendo una stanza, mi pelano. Ma entro lo stesso. Chi mi riceve è sicuramente arabo (o turco). E quando mi dice il prezzo della stanza con colazione, stento a crederci. E' pochissimo. E c'è pure il wi fi. La prendo. Mentre mi indirizzo alla recption, altri arabi (o turchi) stanno guardando una partita del campionato tedesco.

Salgo in camera. La camera è spaziosa e c'è anche la scrivania.

Ma prima una doccia. Ho bisogno di riscaldarmi.

Quando mi spoglio tremo. E tremo anche quando mi faccio la barba.

Invece di mettermi a scrivere, mi infilo sotto le coperte.

Ho bisogno di stare al caldo.

Sono sfiduciato.

Domani è prevista altra pioggia.

Comincio ad accettare l'idea che devo fare una pausa.

Voglio che la bionda cameriera veda quanto sono in forma. Piccolino ma fisicamente "uno splendore".

11 settembre. Mettersill.

Sono le otto in punto, quando metto piede nella sala colazione. Il primo degli affamati. (Ci sono diversi tavoli apparecchiati). Raggiungo il tavolo con sopra il numero della mia stanza e prendo il piatto, e poi mi dirigo verso il buffet. Quando davanti agli occhi, mi appare quello che proprio non mi sarei aspettato di vedere. Una bionda e bella cameriera, con le trecce e che indossa un costume tradizionale.

-Tu sei l'italiano?-, lei mi dice in un italiano con cadenza tedesca.

-Si, sono l'italiano-, rispondo. -E lei, parla l'italiano?-, le chiedo.

-Un po'-.

-Sono contento-.

-Cosa le porto?-

-Un cappuccino-, grazie,

Lei mi sorride e se ne va.

Arrivo al tavolo del buffet. C'è ogni ben di dio: salumi, formaggi, uova, frutta, verdura, marmellate, pane di ogni tipo, cereali, succhi di frutta.

Ritorno al mio posto. Comincio a mangiare. La cameriera arriva col cappuccio. Entrano altri clienti. Hanno facce sonnolenti. Ma riescono a raggiungere i propri tavoli, per poi fiondarsi verso il buffet.

La bionda cameriera continua a girarmi intorno e a sorridermi. Io mi sento lusingato. Infine mi chiede dove sono diretto. In Inghilterra. E in bicicletta. Lei è sbalordita. Chiama un'altra sua collega e le dice dove ho intenzione di andare. Mi fanno le feste.

E' la colazione più allegra che abbia mai fatto.

Poi, ritorno nella mia camera, mi cambio. Voglio che la cameriera veda quanto sono in forma. Piccolino ma fisicamente "uno splendore".

Scendo con le mie zavorre. Pago il conto ad una donna europea. La bionda cameriera è lì, che mi aspetta. Vuole farmi il caffè espresso più buono di tutta l'Austria. Effettivamente non è male. Prima di andarmene mi abbraccia e mi dice: "oggi il tempo non sarà brutto, ma domani di aspettati il peggio".

Mio dio, quasi quasi non vado più via.

Risalgo in bici. Mai previsione fu più erronea. Fatti pochi chilometri incomincia a piovere. Poi un altro diluvio. Io di acqua comincio ad averne abbastanza. Di ciclisti ne incrocio pochissimi. Il paesaggio comincia, a tratti, a farsi bello. Il problema sono i paesi che incontro. Quando la ciclabile entra in una cittadina è tutto uno zigzagare. Passa dietro a una casa, dietro a un giardino, poi c'è da superare una strada. Insomma, un casino.

Ma vado avanti. Almeno la strada è per lo più in discesa. Certo, c'è qualche salita, ma poi si torna scendere.

E allora io comincio a pensare, di fare l'impresa. Di superare le 15 ore filate di bicicletta, che ho stabilito nell'altro viaggio, quando ho tentato di superare la Svizzera in un solo giorno. E vai...

E poi, comincio a pensare che potrei sospendere la mia impresa. Tornare a casa per qualche giorno e così far sistemare il tablet, e prendere su degli abiti più pesanti. Non sono preoccupato di affrontare il freddo. Mi sono allenato tutt'inverno, per questo viaggio. Basta essere attrezzati per il freddo, e alla fine della tappa, trovarsi un posto caldo dove riprendere le forze.

Più ci penso, e più la cosa mi sembra fattibile. In fondo anche per i ciclisti che fanno il Tour de France, o il Giro d'Italia, sono previsti un paio di giorni di riposo. E loro sono professionisti.

Con questa nuova idea in testa, macino chilometri su chilometri. Poi, il tempo migliora. E più mi avvicino a Salisburgo e più il paesaggio si fa splendido.

A una cinquantina di chilometri inizia una vera e propria picchiata. E allora sono convinto di potercela fare ad arrivare, entro la nottata, a Salisburgo. Vado giù a tutta manetta, i freni fischiano ... E Salisburgo si avvicina.

Poi a meno di 40 chilometri lo scenario cambia. Il diluvio si rifà vivo. La strada non è più così in discesa. E il buio non mi permette di vedere bene.

Arrivo a un paesino, c'è da seguire una stradina interna, questa stradina passa a fianco di una stazione ferroviaria. Io continuo a pedalare. Piove a più non posso. La stradina taglia giù per la campagna. La pioggia, il nero che inghiotte ogni cosa. Io che vado a incocciare di striscio contro un albero. Cado. Non mi faccio niente, andavo piano. Ma tutti i miei zaini sono sparsi. Raccolgo ogni cosa, tranne gli occhiali con le lenti neutre che non riesco più a trovare. E allora penso che sia meglio che faccia una sosta da queste parti Il provare ad andare avanti è troppo rischioso e non credo che farei molta strada.

Arrivo alla stazioncina dei treni, appoggio la bicicletta al muro ed entro.

Finalmente all'asciutto e un po' di caldo.

Quando mi siedo su una delle panche sono quasi le 23.


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