Uomini in fuga alla ricerca di una sponda, coraggioso spettacolo di Scaramuzzino sul tema dei migranti

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Mantova Segni SenzaspondaMANTOVA, 1 nov. - Un sincero e doveroso applauso e anche una franca stretta di mano per il coraggio è quello che ci sentiamo di tributare all'attore e regista Giorgio Scaramuzzino per il suo spettacolo "Senza sponda", andato in scena sabato 29 ottobre nell'ambito del Festival Segni nello spazio Teatro Sant'Orsola.

Uno spettacolo prodotto dal Teatro dell'Archivolto che affronta un tema attuale e difficile come quello dei migranti. Difficile, soprattutto se ci si rivolge a un pubblico di ragazzi.

Scaramuzzino seglie un approccio diretto e narrativo. Racconta tre storie di migrazione senza molti filtri e le dà in pasto al pubblico. Per alleggerire un po' il tutto e per coinvolgere direttamente gli spettatori, fra una storia e l'altra mette in scena un Quizzone condotto da un presentatore fastidioso e cinico che vede salire sul palco tre ragazzi scelti a caso fra il pubblico il cui compito è di rispondere a domande sui fenomeni migratori in generale. Un escamotage teatrale utilizzato per sfatare luoghi comuni legati ai migranti.

Come quello che si tratta ormai di un'invasione, oppure che la religione musulmana sia addirittura maggioritaria in Italia o ancora la leggenda che non è vera la fuga da guerre e carestie. Luoghi comuni che alimentano un razzismo ormai mascherato da realismo.

Le tre storie, poi, sono storie vere e hanno l'obiettivo non celato di fornire un quadro realistico di quello che sta succedendo nel Mediterraneo, crocevia di migliaia di persone in fuga da guerre, carestie e malattie. Scarammuzino con la consueta ars narrativa e affabulatoria veste i panni di un ragazzo eritreo di 16 anni in fuga dal suo paese che lo voleva troppo giovane con un fucile in mano. Narra le tappe di un viaggio fatto di stenti, violenze, soprusi, orrore e morte. Un viaggio che finisce bene e che, come molti, ha come meta l'isola di Lampedusa.

Poi c'è la stoira di un padre siriano, per il quale oramai è diventato impossibile rimanere ad Aleppo sotto le bombe. Con la famiglia sceglie di andare in Germania passando per la via greco-balcanica, quel corridoio che ormai ha messo muri un po' dappertutto.

E, infine, c'è una storia di tanti anni fa, quando erano gli italiani a fuggire da un paese senza lavoro e senza speranze verso l'America. Una storia che, purtroppo, sembra ripetersi.

Emanuele Salvato


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