Via dall'Italia, la vita di Cristiano Ferrarese ricomincia a 44 anni da Bristol

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libri MiChiamoCristianoFerrarese1 FerrareseMANTOVA, 18 gen. - "Perché ho lasciato l'Italia? Per evitare una discesa agli inferi mentali già vissuta nel 1998, quando me ne andai la prima volta a Londra. Non avevo voglia di imbruttirmi a elemosinare un lavoro, a saltare da una parte all'altra e magari sperare in qualche raccomandazione". Così, nel giugno del 2015 a 44 anni suonati, Cristiano Ferrarese, mantovano d'adozione e ligure di nascita, riprende l'aereo e lascia ancora l'Italia.

Da quest'esperienza è nato il lbro "Mi chiamo Cristiano Ferrarese, ho 44 anni e mi sento una persona fortunata" (ed. Il Galeone) che verrà presentato domani, venerdì 19 gennaio, alle ore 17 nella Sala delle Colonne della Biblioteca Baratta.

A parlarne, oltre a Ferrarese, ci saranno anche i giornalisti Igor Cipollina ed Emanuele Salvato. Nel libro Ferrarese racconta la sua nuova vita a Bristol, dove oggi fa il portiere di notte in un albergo di lusso. La sua scelta è stata certamente coraggiosa, se vista da fuori, ma inevitabile per Cristiano il cui carattere non lo porta ad accettare compromessi.

Il libro scivola via veloce, si legge d'un fiato perché si parla d'attualità senza tanti filtri, di quelle persone costrette a lasciare l'Italia per cercare futuro altrove. Il problema è sempre il lavoro, che non c'è o se c'è è precario, mal pagato. Certo partire a 25 anni e partire a 44 fa la sua bella differenza, ma l'esperienza di Cristiano dimostra, per sua stessa ammissione, che una chance da quelle parti la puoi avere a qualsiasi età: "Ho deciso di partire senza paracadute - spiega - come sempre ho fatto nella mia vita e cominciare da zero, anche se non più giovanissimo. Qui, in Inghilterra, si può fare fino a 7 anni perché esiste il merito. Puoi progettare e puoi anche sognare. Certo devi rispettare le regole e puoi anche fallire, ma puoi provare senza rischiare troppo".

Cristiano, ad esempio, smessi i panni di portiere di notte indossa, pro tempore, quelli dell'imprenditore: "Qui a Bristol - spiega - ho conosciuto Nicola Macolino, regista teatrale, pittore e designer che qui lavora in un pub. Disgna magliette per hobby, io c'ho visto il businness e insieme abbiamo aperto un negozio on line dove vendiamo magliette irriverenti disegnate e dieate da Nicola, io scrivo i testi. Ma segu ìo anche la parte commerciale e fiscale e posso dire che qui aprire un'impresa è facile, non paghi nulla e le prime tasse arriveranno, se arriveranno, a inizio 2019. La partita Iva si è obbligati ad aprirla solo dopo aver superato in un anno 80mila sterline e solo da quel momento scatta l'aliquota più alta di tasse".

Nel libro non c'è mai autocommiserazione o autoesaltazione. Cristiano Ferrarese fa quello che si sente di fare, sbattendoci la faccia se serve. il libro è un'analisi franca della realtà e con altrettanta franchezza Ferrarese - che nellla sua vita in Italia ha fatto di tutto: il sindacalista, l'insegnante, l'operaio... - non nasconde le difficoltà incontrate e sugli inglesi ha un'idea ben precisa: "Sono classisti e anche un po' razzisti con tutti perché si sentono i migliori. Ma se vali un'opportunità te la danno, a prescindere da chi sei e da chi ti manda".

(e.s.)


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