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Plasmaterapia nelle Rsa, De Donno: 'Su 20 anziani trattati, 18 guariti e risolte anche le problematiche di delirio legate alla demenza'

DeDonnoGiuseppe2GUASTALLA, 16 lug. - "Al momento, su 20 anziani affetti da Covid trattati con il plasma iperimmune in alcune Rsa mantovane, 18 sono guariti e 2 ultranovantenni sono deceduti ma per cause non correlate al coronavirus".

A dirlo il dottor Giuseppe De Donno, primario di pneumologia all'ospedale Carlo Poma di Mantova e fin dal primo giorno d'emergenza in prima linea contro il Covid. De Donno, che della plasmaterapia è divenuto un simbolo insieme al dottor Massimo Franchini, direttore del reparto di immunoematologia del presidio ospedaliero mantovano, è intervenuto ieri sera in una serata organizzata al Circolo del Tennis di Guastalla e mandata in diretta Facebook da qualche partecipante.

Ma De Donno, intervistato dal giornalista Roberto Bo, ha detto di più: "Oltre alla guarigione dal virus - ha spiegato - abbiamo visto anche che gli anziani trattati risolvevano problematiche legate al delirio e alla demenza, che in tutti è scomparsa". Lo pneumologo ha spiegato che per analizzare scientificametne questi effetti Ã¨ stato chiamato un professore dell'università di Modena, il quale sta conducendo l'analisi del profilo psicologico e della demenza di questi anziani coinvolti nel trattamento con il plasma "ma anche lui - ha detto - a un primo impatto è rimasto sorpreso dei risutlati che stiamo ottenendo".

Sul fatto che il vaccino possa essere pronto in autunno, De Donno è un po' scettico. De Donno, incalzato anche da qualche domanda dal pubblico, è tornato sulla serata di Porta a Porta su Rai Uno dove si è confrontato con il professor Ippolito dello Spallanzani. "Ho capito quasi subito - ha detto - che a Porta a Porta mi era stato teso un tranello e allora alla seconda domanda ho iniziato a parlare a raffica senza fermarmi. Poi, dopo la pubblicità, non sono più rientrato in trasmissione".

Alla domanda se questo virus sia il primo di altri virus simili lo pneumologo ha detto di che potrebbe e ha citato il caso del suo reparto dove "sono ricoverati tre pazienti in terapia intensiva con quadro clinico analogo a quello del coronavirus ma con il tampone negativo". Sui focolai nei macelli del viadanese, De Donno ha spiegato che potrebbero essere stati favoriti dalle condizioni di lavoro di questi luoghi dove non sempre è facile rispettare le norme anti covid e dove anche gli ambienti di lavoro più freschi potrebbero favorire la resistenza del virus, ma ha anche aggiunto che non ci sono evidenze di pericoli legati alla trasmissione del virus attraverso la carne lavorata.

(e.s.)


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